Bonaccini, l’eurodeputato Pd fantasma, la Schlein lo ha cancellato dopo la ribellione?
La premier ha scelto di non partecipare all’incontro tra leader europei: “Decisioni sulla guerra non spettano a Parigi, Londra o Berlino”.
Nessun passo indietro: “Non si discute di invio di truppe senza un mandato chiaro”
La scelta di Giorgia Meloni di non prendere parte al vertice europeo di Tirana sulla guerra in Ucraina ha suscitato reazioni contrastanti. Ma per la premier, la posizione è chiara e non lascia spazio a interpretazioni: “È inutile partecipare a discussioni che mirano a preparare il terreno per l’invio di soldati italiani senza un mandato dell’ONU“, ha dichiarato.
Parole nette, che segnano una linea di confine precisa: l’Italia non intende farsi trascinare in scelte militari che non siano condivise in sede internazionale. E, per Meloni, il destino delle forze armate italiane non si decide né a Parigi né a Berlino, tanto meno a Londra.
Macron rilancia, ma Roma prende le distanze
A innescare la tensione è stato, ancora una volta, il presidente francese Emmanuel Macron, che nei mesi scorsi ha più volte evocato l’ipotesi di inviare truppe occidentali in Ucraina. Pur sostenendo che a Tirana il tema non sia stato ufficialmente trattato, la posizione di Parigi resta ambigua. E per Meloni, era evidente che le agende politiche divergessero.
La Gran Bretagna, presente al tavolo nonostante non faccia parte dell’Unione Europea, ha rafforzato l’impressione di un’iniziativa gestita più per pressioni strategiche che per reale unità. Di fronte a questa cornice, la premier italiana ha preferito tenersi fuori da un confronto che rischiava di alimentare frizioni inutili.
Coerenza o isolamento? La strategia Meloni convince il centrodestra
Le opposizioni hanno criticato l’assenza della premier, parlando di un’Italia “marginalizzata” in un momento delicato. Ma per Giorgia Meloni, la coerenza vale più della passerella diplomatica. A suo sostegno sono arrivati anche alcuni ministri e alleati, convinti che la postura assunta in politica estera abbia finora prodotto risultati tangibili.
Il vicepremier Matteo Salvini ha condiviso il ragionamento, sottolineando come “le scelte sull’impiego delle forze armate spettino solo al Parlamento italiano”. E anche se il clima internazionale resta teso, Meloni rivendica la volontà di tenere l’Italia fuori da logiche di interventismo forzato, soprattutto in assenza di un accordo multilaterale sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Un’assenza che pesa: Roma resta autonoma sulla guerra
La mossa di Meloni viene interpretata da molti osservatori come un segnale di indipendenza politica. In un contesto europeo dove le pressioni si moltiplicano, la premier ha scelto la via della prudenza. E se la sua posizione si rivelerà vincente lo dirà il tempo.
D’altronde, la diplomazia non si misura solo con le presenze ai tavoli ma anche con la capacità di mantenere saldi i propri principi, anche quando questi vanno controcorrente. E oggi più che mai, in un’Europa scossa dalla guerra, ogni assenza può valere più di una firma.