Romeo difende Meloni e attacca il Pd, “Se l’invito a non votare non è il loro…”
Bufera politica dopo la scelta della Premier di non ritirare la scheda al referendum. Romeo: “Anche i presidenti della Repubblica hanno fatto così”.
Meloni: “Vado al seggio, ma non è detto che prenda la scheda”
“Andrò a votare, non ritiro la scheda. È una delle opzioni.” Con queste parole Giorgia Meloni ha scatenato un’ondata di polemiche a ridosso del referendum dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza. La Presidente del Consiglio, rispondendo alle domande dei cronisti, ha lasciato intendere di voler partecipare alla tornata elettorale senza esprimersi, scegliendo di non ritirare la scheda. Un gesto che di fatto mira a non contribuire al raggiungimento del quorum.
La reazione delle opposizioni non si è fatta attendere. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha accusato la premier di “prendere in giro gli italiani” e di “temere il risultato del referendum”. Per il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, “indigna ma non stupisce che Meloni non ritirerà la scheda e quindi non voterà al referendum in cui si sceglie se aumentare i diritti e le tutele dei lavoratori contro precarietà, incidenti sul lavoro, licenziamenti”.
Il tema è diventato centrale anche nel programma “Quattro di sera” condotto da Paolo Del Debbio, dove lo scontro tra maggioranza e opposizione si è acceso proprio attorno alla scelta della premier.
Romeo: “Scelta pienamente costituzionale, è già successo in passato”
A prendere le difese della Presidente del Consiglio è stato il senatore leghista Massimiliano Romeo, che ha definito “assolutamente legittima” la decisione di Meloni: “La Costituzione prevede il raggiungimento del quorum. Se non viene raggiunto, il referendum è nullo. Quindi la scelta di non votare è legittima e non certo antidemocratica”.
Romeo ha anche ricordato che “altri presidenti della Repubblica in passato hanno fatto inviti a non votare”, sottolineando come sia “lecito pensare che il referendum non sia lo strumento adatto per risolvere determinate questioni”.
Poi l’accusa alla sinistra: “Se l’invito a non votare arriva da sinistra, tutto legittimo. Se lo fa il centrodestra, diventa uno scandalo. Due pesi e due misure, come sempre”.
Referendum nel mirino: strategie contrapposte e tensione crescente
Mentre mancano pochi giorni alla consultazione, la scelta della premier – che potrebbe replicare quanto già fatto in passato da altri leader politici – ha riacceso il dibattito sull’utilità stessa del referendum come strumento democratico. Per le opposizioni si tratta di una fuga dalle responsabilità, per la maggioranza una scelta personale nel rispetto delle regole costituzionali.
La partita del quorum, dunque, si gioca anche su queste mosse simboliche. E intanto, nelle ultime ore, cresce l’attenzione attorno all’affluenza: vero ago della bilancia di una consultazione dal forte peso politico.