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Il successo di Giorgia Meloni, occupazione sopra il Pil: la sorpresa positiva dell’Istat

Secondo l’Istat, il 2025 e il 2026 vedranno una crescita dell’occupazione superiore a quella del Pil, ma rallenta la spinta del commercio estero.

Pil in lieve aumento, trainato solo dalla domanda interna

Nel biennio 2025-2026, l’economia italiana dovrebbe crescere a ritmi moderati. A dirlo è l’Istat, che nelle sue ultime “Prospettive per l’economia italiana” prevede un incremento del Pil dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, un dato in linea con la crescita dello 0,7% registrata nei due anni precedenti.

A sostenere l’espansione economica, secondo l’Istituto, sarà esclusivamente la domanda interna, mentre il contributo della domanda estera continuerà a restare in territorio negativo: -0,2 punti percentuali nel 2025 e -0,1 nel 2026. Uno scenario che riflette anche le incertezze legate ai dazi statunitensi, che secondo le stime potrebbero attenuarsi solo nella seconda parte del prossimo anno. “Si ipotizza comunque un impatto negativo dei dazi sul commercio mondiale e sulle prospettive di crescita internazionali”, ha spiegato l’Istat.

Occupazione in crescita, cala la disoccupazione

Se l’andamento del Pil appare contenuto, a sorprendere in positivo è il mercato del lavoro. Le previsioni parlano di una crescita dell’occupazione pari all’1,1% nel 2025 e all’1,2% nel 2026, in rallentamento rispetto ai forti recuperi degli anni post-pandemia, ma comunque superiore all’aumento del Pil.

Parallelamente, è attesa una diminuzione del tasso di disoccupazione, che dovrebbe scendere al 6,0% nel 2025 e al 5,8% nel 2026, segnando così nuovi minimi storici.

Prezzi in frenata dopo la risalita

L’inflazione, che ha visto un ritorno alla crescita tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025, dovrebbe registrare un rallentamento nel corso dell’anno, favorito dalla discesa dei prezzi energetici e dalla riduzione della domanda interna.

Questo nuovo equilibrio nei listini contribuirebbe a mantenere un contesto macroeconomico relativamente stabile, anche se persistono fattori di incertezza esterna, legati soprattutto agli scenari geopolitici e ai possibili effetti di lungo periodo delle politiche commerciali globali.