Calenda chiude al campo largo: “Con Schlein e Conte visioni incompatibili”
Il leader di Azione archivia il campo largo e rilancia un progetto autonomo per l’area liberale. “Serve un’alternativa seria, lontana dai populismi”.
Addio al campo largo: “Non è casa nostra”
Carlo Calenda, con un post sui social, ha chiarito in modo netto la posizione di Azione: l’alleanza tra Pd, M5S e Avs è “infrequentabile”. Un termine che lascia pochi dubbi. “Ci separano due cose fondamentali: i valori occidentali, per noi imprescindibili, e una visione dello sviluppo totalmente diversa”, ha ribadito l’ex ministro, segnando una frattura definitiva col progetto progressista.
Dalle parole emerge un giudizio netto anche sull’agenda politica del cosiddetto campo largo: “Green deal esasperato, linea Landini sul lavoro, no al riarmo, no al sostegno all’Ucraina. Non è casa nostra”.
Un manifesto in 20 punti per rifondare l’area liberale
Calenda non si limita alla critica, ma propone un’alternativa: un nuovo polo liberale, costruito su un accordo programmatico in 20 punti. “È probabile – osserva – che la legge elettorale cambi. Se tornerà il proporzionale con premio di maggioranza, ci sarà lo spazio per una nuova iniziativa come fu il Terzo Polo”.
A chi si rivolge? “A tutte le realtà dell’arcipelago liberale, a partire da Drin-drin, dai Libdem di Marattin e Marcucci, e a chiunque senta che il bipolarismo attuale è inadeguato”. Nessuna chiusura ai riformisti del Pd, ma Calenda è scettico: “Sarebbero accolti a braccia aperte, ma non credo che lasceranno il partito”.
Renzi, le Regionali e un’Italia che perde terreno
Sull’ex alleato Matteo Renzi, Calenda è tranchant: “Andrà a fare il cespuglio nel campo largo. Ma quella è una coalizione che pensa l’opposto degli elettori centristi”. Nessuna alleanza, quindi, alle Regionali d’autunno con populisti o candidati pentastellati: “Se il nome sarà Roberto Fico, noi saremo altrove. Anche De Luca, senza dubbio, è una scelta più credibile”.
Non risparmia una stoccata alla sinistra: “Quando vincono, le loro alleanze scoppiano una volta arrivate al governo. Non puoi essere contro tutto ciò che fa Meloni solo per principio. Alcune cose sono buone, altre meno. Idem per chi pensa che faccia sempre bene”.
E infine, il j’accuse alla classe dirigente italiana: “Il problema vero è che stiamo diventando un Paese fatto solo di ristoranti e alberghi. L’industria arretra, i giovani emigrano, e la politica discute di bandiere e sit-in. A destra come a sinistra, manca la classe dirigente”.