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Sacerdote cingalese ordinato senza i genitori per un visto negato, l’arcivescovo si scusa: “Mi vergogno di essere italiano”

I genitori di Antony Shenan, provenienti dallo Sri Lanka, non hanno ottenuto il visto per partecipare all’ordinazione sacerdotale del figlio nella cattedrale di Lucca.

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Genitori bloccati dallo Sri Lanka, l’ordinazione avviene senza di loro

Nel corso della cerimonia di ordinazione sacerdotale svoltasi domenica 16 giugno nella cattedrale di San Martino a Lucca, uno dei tre nuovi sacerdoti della diocesi, Antony Shenan, non ha potuto condividere il momento con i propri genitori, ai quali è stato negato il visto turistico per entrare in Italia. La mancata autorizzazione ha impedito loro di essere presenti alla celebrazione in cui il figlio è stato ordinato presbitero.

Originario dello Sri Lanka, Antony Shenan ha ricevuto l’ordinazione davanti a circa mille persone, tra cui numerosi fedeli di origine cingalese. Nonostante l’emozione del momento, l’assenza dei genitori è stata fortemente sentita sia dallo stesso sacerdote che da molti presenti. Il diniego del visto, secondo quanto riferito, è stato comunicato nei giorni immediatamente precedenti la celebrazione.

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Intervento dell’arcivescovo Giulietti: “Chiedo scusa a nome dell’Italia”

Durante l’omelia, l’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, si è rivolto direttamente ad Antony Shenan, manifestando rammarico per quanto accaduto: “Ti chiedo scusa, carissimo Antony, perché ai tuoi genitori è stato impedito di essere oggi qui con te, a rendere grazie a Dio per il dono del tuo sacerdozio. Anche a noi è stato impedito di dire loro il nostro grazie per un figlio che servirà una Chiesa e un popolo diversi dai suoi, lontano dalla sua casa e dalla sua famiglia”.

L’arcivescovo ha poi aggiunto: “Voglio dirti sinceramente, e lo scriverò, che oggi mi vergogno di essere italiano”, esprimendo disappunto per quanto ritenuto un limite burocratico che ha impedito una partecipazione familiare a un evento spiritualmente significativo.

Nel proseguire il suo intervento, Giulietti ha sottolineato: “Un grande Paese come il nostro, che è stato faro di civiltà e di umanesimo, si è mostrato prigioniero delle proprie paure. Fino al punto di negare un visto turistico a un papà e una mamma che volevano partecipare all’ordinazione del figlio”. L’arcivescovo ha infine annunciato l’intenzione di scrivere al Ministero degli Esteri e all’Ambasciata italiana in Sri Lanka per segnalare ufficialmente l’accaduto.