Per amore del figlio morto di tumore, donano un macchinario che salva vite: “Roby vive in ciò che facciamo”
Teresa e Guglielmo, dopo la morte del figlio Roberto, trasformano il dolore in aiuto concreto per i pazienti oncologici dell’ospedale Pascale di Napoli.
Un dolore trasformato in speranza: nasce “Rf78 – PerSempreRoby”
Dalla perdita straziante del figlio Roberto Fiorentino, morto a soli 41 anni per un tumore, Teresa Di Bartolomeo e Guglielmo Fiorentino hanno trovato il coraggio di costruire qualcosa che potesse aiutare altri malati come lui. È nata così l’associazione “Rf78 – PerSempreRoby”, fondata per tenere vivo il ricordo di Roberto, scomparso quattro anni fa dopo essere stato curato all’ospedale Pascale di Napoli.
L’associazione, grazie alla collaborazione della squadra di volley Romeo Sorrento, del Sorrento Calcio e del Club Napoli Città di Sorrento, ha recentemente donato al reparto di Oncologia Clinica Sperimentale Toracico-polmonare del Pascale un sofisticato termociclatore a tre piastre, uno strumento fondamentale per le indagini molecolari sui campioni tumorali.
Un dono che salva: il Pascale riceve tecnologia all’avanguardia
Il macchinario è stato consegnato personalmente dai membri dell’associazione a una rappresentanza dell’equipe guidata dal professor Alessandro Morabito, direttore del reparto di oncologia toracico-polmonare. Questa donazione rappresenta il terzo intervento concreto dell’associazione in due anni: un impegno costante, frutto della volontà di aiutare chi oggi combatte la stessa battaglia che Roberto ha affrontato.
Proprio in quel reparto, nel 2020, Roberto Fiorentino fu il primo paziente in Italia a essere inserito in uno studio clinico per l’uso di un farmaco biologico inibitore di RET, un trattamento innovativo nato grazie ai risultati della biopsia liquida effettuata all’Istituto Tumori di Napoli. Quello studio ha poi portato all’approvazione del farmaco nella pratica clinica.
Il ricordo che cura: l’amore oltre la morte
«Roby continua a vivere attraverso tutto ciò che facciamo», dicono Teresa e Guglielmo, la cui determinazione è diventata una fonte di forza per tanti. Il loro gesto non è solo una donazione materiale, ma un messaggio forte: il dolore può essere trasformato in speranza, il lutto in cura.
Grazie alla loro associazione, strumenti essenziali come il termociclatore possono fare la differenza nella diagnosi e nella terapia di molti pazienti oncologici. Un figlio che se ne va troppo presto ha lasciato dietro di sé una scia di amore e di impegno, che oggi migliora la vita di tanti altri.