Da giardiniere a capo sicurezza, Trump affida l’antiterrorismo a un 22enne: bufera negli USA
Ha solo 22 anni, nessuna esperienza nel settore e ora guida un’unità chiave contro il terrorismo: è polemica sulla nomina voluta da Donald Trump.
Chi è Thomas Fugate, il 22enne alla guida del CP3
Si chiama Thomas Fugate, ha 22 anni e da poche settimane è stato nominato a capo del CP3, la divisione del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti che si occupa della prevenzione di attacchi terroristici. La sua nomina, voluta direttamente dal presidente Donald Trump, ha generato un’ondata di critiche per via dell’età e dell’assenza di qualunque reale esperienza sul campo.
Fugate, originario del Kentucky, si è laureato in scienze politiche appena un anno fa e ha iniziato il suo percorso istituzionale come stagista alla Heritage Foundation, uno dei think tank conservatori più vicini all’amministrazione Trump. Un passaggio rapido e inaspettato: da neolaureato a leader di un’unità governativa che dovrebbe contrastare il terrorismo interno, incluse sparatorie di massa e minacce esterne, in particolare ora che l’Iran ha minacciato possibili ritorsioni tramite cellule dormienti presenti sul territorio americano.
Una scelta politica che fa discutere anche i vertici della sicurezza
A lasciare sgomenti osservatori e analisti è stata soprattutto la decisione di sostituire Bill Braniff, ex direttore del CP3 ed esperto riconosciuto di antiterrorismo, con un profilo così inesperto. L’allontanamento di Braniff è arrivato dopo il drastico taglio del 75% del bilancio della divisione, una mossa che rientra in un più ampio ridimensionamento delle politiche antiterrorismo promosse da Trump, che intende ora concentrare gli sforzi sulla lotta all’immigrazione clandestina.
Il caso Fugate è diventato emblematico: da lavori saltuari come giardiniere e fattorino a incarichi chiave in una delle istituzioni più delicate degli Stati Uniti. Il senatore Chris Murphy ha commentato la nomina con toni sarcastici, accusando il presidente di aver scelto un semplice fan piuttosto che un professionista qualificato: «A quanto pare basta essere un sostenitore di Trump per ottenere ruoli di vertice», ha scritto su X.
Preoccupazioni crescenti dopo le minacce dell’Iran
Le polemiche sono esplose anche perché la nomina di Fugate è arrivata pochi giorni prima che l’Iran dichiarasse apertamente di non escludere azioni di ritorsione contro gli Stati Uniti dopo il bombardamento di tre siti di arricchimento nucleare. Un’escalation che ha riportato l’attenzione sul rischio rappresentato dalle cosiddette cellule terroristiche dormienti e sulla necessità di avere alla guida della prevenzione figure esperte e capaci.
In molti, all’interno della comunità di intelligence, temono che la scelta di Fugate possa compromettere l’efficacia operativa del CP3 proprio in un momento di massima allerta. A preoccupare non è solo l’inesperienza, ma anche l’apparente mancanza di formazione tecnica in materia di radicalizzazione, analisi delle minacce e coordinamento interagenzia.
Con una realtà geopolitica in rapido mutamento e la minaccia terroristica che assume nuove forme, affidare un ruolo tanto cruciale a un neolaureato rischia di trasformarsi in un grave errore di valutazione. E mentre Trump rafforza il controllo politico su aree strategiche del governo, cresce il malcontento anche tra gli alleati storici del Partito Repubblicano.