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Sondaggi 2025, FdI stabile, il Pd non decolla, stabile Lega, salgono FI e M5S

Il centrodestra perde terreno ma resta in testa. Intanto le opposizioni non trovano un’intesa e il campo largo continua a navigare nel caos.

Centrodestra ancora primo, ma il consenso cala

Il nuovo sondaggio Lab21.01 per “Affari Italiani”, aggiornato al 15 giugno 2025, fotografa un quadro politico nazionale che resta sostanzialmente immobile dopo le Amministrative e i Referendum. Il centrodestra di governo si conferma sopra tutti, ma per la prima volta da mesi scivola sotto la soglia del 50%, attestandosi al 48,1% complessivo.

A trainare la coalizione resta Fratelli d’Italia con il 30,5%, mentre Lega e Forza Italia si giocano il secondo posto del fronte conservatore con l’8,5% per il partito di Salvini e l’8,4% per quello di Tajani, in leggera crescita. Male Noi Moderati, fermi allo 0,7%, nonostante la candidatura di Mara Carfagna in Campania per le prossime Regionali.

Le tensioni interne al Governo, dalla bocciatura del terzo mandato al fronte giustizia, non sembrano aver compromesso in modo netto l’alleanza, ma il raffreddamento dell’elettorato è evidente. Meloni resta saldamente al comando, ma la stabilità della maggioranza potrebbe essere messa alla prova in autunno.

Opposizioni divise, il campo largo resta una chimera

Sul fronte progressista, la situazione appare ancora più frammentata. I numeri sono chiari: il centrosinistra vale oggi complessivamente il 37,3%, con il Partito Democratico in calo al 20,3%, Movimento 5 Stelle all’11,6% e Alleanza Verdi-Sinistra al 5,4%.

Nonostante i tentativi di ricucitura, il cosiddetto campo largo non prende forma. I leader dei partiti centristi continuano a muoversi in ordine sparso. Matteo Renzi, con Italia Viva al 2,9%, insiste su un progetto di unione delle forze riformiste, ma finora senza esito. Azione, guidata da Carlo Calenda, si ferma al 3,6%, mentre +Europa non supera il 2,1%. Nessuno, da solo, sembra in grado di incidere.

Il rebus del centro resta dunque irrisolto. Per colmare il divario con la destra mancano all’appello almeno 6 o 7 punti percentuali, difficili da recuperare senza una reale intesa tra le forze alternative a Meloni. L’autunno sarà decisivo per capire se l’opposizione saprà davvero costruire un progetto unitario o se l’attuale frammentazione sarà fatale alle ambizioni di cambiamento.