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Schlein e Calenda al Pride di Budapest, la Lega attacca: “Sinistra e amici della Salis in gita scolastica”

Delegazione italiana tra le più numerose al corteo vietato da Orban. Assente Salis, presente la polemica politica.

Una trasferta politica con toni da escursione

In un momento di difficoltà per l’opposizione, Budapest è diventata il palcoscenico perfetto per una sfilata mediatica. La città ungherese, attraversata da tensioni politiche legate al divieto imposto da Viktor Orbán al Pride, ha accolto una delegazione italiana tra le più numerose d’Europa. A mancare all’appello è stata però Ilaria Salis, che ha preferito rinunciare alla trasferta dopo aver annunciato la sua possibile presenza. Troppo alto, forse, il rischio legato alla sua immunità parlamentare, attualmente sotto scrutinio da parte delle autorità ungheresi.

La Lega non ha perso tempo a commentare ironicamente la scena: “Sinistra e amici Salis in gita in Ungheria, buon viaggio”, scrive il partito sui social, accompagnando il messaggio con un’immagine satirica. Nel mirino l’atteggiamento da “vacanza attivista” assunto, secondo il centrodestra, da esponenti di Pd, Azione, Italia Viva e M5S, tutti presenti con rappresentanze ufficiali. In particolare, riflettori puntati su Elly Schlein e Carlo Calenda, in prima fila alla manifestazione.

Schlein attacca Meloni da Budapest: “Vergogna è degli omofobi”

In conferenza stampa, la segretaria del Pd ha colto l’occasione per tornare ad attaccare frontalmente il governo italiano: “Nel mio Paese si stanno bloccando leggi contro l’omofobia: dobbiamo lottare insieme. La vergogna sono gli omofobi, non noi che manifestiamo”. A supporto, anche Iratxe Garcia Perez, presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo, con la quale la Schlein ha chiuso il discorso con un enfatico “No pasaran”, slogan storicamente legato alla guerra civile spagnola.

Un riferimento storico che ha sollevato non poche perplessità, per la sua forzata attinenza al contesto, e che ha alimentato ulteriori critiche da parte della maggioranza. Per la Lega e FdI, è l’ennesima dimostrazione di un’opposizione più interessata a criticare l’Italia all’estero che a costruire un’alternativa concreta nel dibattito interno.

L’imbarazzo dell’assenza e il solito copione

Spicca il passo indietro di Ilaria Salis, che fino a pochi giorni fa lasciava intendere un suo possibile arrivo a Budapest. Le tensioni con il regime ungherese, che ha avanzato una richiesta di revoca dell’immunità, hanno probabilmente suggerito prudenza. E mentre Renzi e Conte evitano il viaggio, a rappresentare i rispettivi partiti ci pensano parlamentari come Giulia Pastorella e Federica Valcauda, come confermato dal senatore Ivan Scalfarotto.

Per alcuni osservatori, il clima ricorda più una gita scolastica post diploma che una missione diplomatica, con dichiarazioni roboanti ma pochi risultati politici concreti. Intanto, la sinistra italiana continua a rivolgersi all’estero per denunciare le politiche del governo Meloni, replicando un copione già visto e molto criticato.