“Non puoi vietare l’amore”: Schlein al Pride sfida Orban
Quasi 200mila in piazza a Budapest per un Pride vietato dal governo ungherese. Con loro Schlein, Calenda e altri leader europei. Tensione con l’estrema destra.
Pride sotto minaccia, Schlein e Calenda al fianco della piazza
Il Budapest Pride si è trasformato in una gigantesca manifestazione contro il regime di Viktor Orban, che aveva tentato di vietarlo. A sfilare per i diritti civili, sotto gli occhi di un paese sempre più chiuso e autoritario, c’erano anche Elly Schlein, Carlo Calenda, Jolanda Diaz e molti altri eurodeputati del centrosinistra europeo. In testa al corteo, accolto dagli applausi, il sindaco Gergely Karácsony, che ha deciso di patrocinare l’evento sfidando apertamente il divieto imposto dal governo.
Schlein, leader del Pd, ha lanciato un messaggio diretto al governo italiano: “Nel mio paese, in Italia, si stanno bloccando leggi contro l’omofobia. La vergogna sono gli omofobi, non noi che manifestiamo”. Poi ha aggiunto: “Non puoi vietare l’amore per legge. Vietare il Pride è una violazione dei diritti costituzionali europei”.
Ultradestra in marcia sullo stesso percorso: scontri sfiorati
In contemporanea alla manifestazione, ha sfilato anche una marcia dell’ultradestra ungherese, autorizzata dalla polizia e caratterizzata da toni intimidatori. “Se la polizia non fa nulla per fermare il Pride, lo faremo noi”, ha minacciato Elod Novak, leader dell’estrema destra. Alcuni militanti del partito Patria Nostra (Mi Hazank) hanno bloccato il ponte Szabadsag, tappa del corteo, ma le forze dell’ordine non sarebbero intervenute, secondo fonti locali.
L’atmosfera è rimasta comunque festosa. Cartelli contro Orban e bandiere arcobaleno hanno invaso le strade. Tra i messaggi spiccava quello rivolto alla presidente della Commissione europea: “Ursula, proteggi Orban o la democrazia?”.
Salis assente, Calenda attacca Orban: “Deriva autoritaria e pro Putin”
Tra gli assenti, l’eurodeputata Ilaria Salis, che ha motivato così la sua rinuncia: “Temo ritorsioni e strumentalizzazioni. Non posso esserci, ma il mio cuore è con voi”. Il suo pensiero è andato a Maja, persona non binaria detenuta in Ungheria: “Sottoposta a un processo farsa, politica e vendicativa. Forza, continua a resistere”.
Presente invece Carlo Calenda: “L’Europa si fonda sullo Stato di diritto. Siamo qui contro la deriva pro Putin di Orban”. Accanto a lui, esponenti di Azione, +Europa e Momentum. Dura la nota di Riccardo Magi e Matteo Hallissey: “Il divieto al Pride è un attacco ai valori europei. Il silenzio non è un’opzione”.