I numeri dicono Meloni ha ragione: spread a 91, è record, Giorgia meglio di Monti, Renzi e Conte

Il differenziale tra Btp e Bund ai minimi da 15 anni: mercati fiduciosi, Italia solida. Crollano le narrazioni catastrofiste di Letta, Conte e Calenda.

Il verdetto dei mercati: l’Italia piace e convince

Non è un’invenzione degli economisti, né un artificio tecnico da salotto televisivo: lo spread è il più fedele indicatore della fiducia che i mercati ripongono in un Paese. E oggi, l’Italia di Giorgia Meloni può festeggiare. Il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi è sceso fino a 88 punti, per poi stabilizzarsi a 91, il livello più basso registrato negli ultimi 15 anni.

In un contesto europeo segnato dalla recessione e da tensioni belliche crescenti, il dato è più che un semplice segnale tecnico: è una certificazione politica. Nonostante le profezie di sventura, i conti italiani sono oggi percepiti come affidabili, solidi, degni di fiducia. E lo dicono i numeri, non gli slogan.

Addio alle profezie del disastro: l’opposizione smentita dai numeri

Dopo la vittoria elettorale del centrodestra, fu un coro di anatemi. Enrico Letta profetizzava instabilità e isolamento internazionale. Carlo Calenda parlava di “manovre populiste” e prevedeva la fuga degli investitori. Giuseppe Conte, in un inglese scolastico, ammoniva le agenzie internazionali: “They are unfit to govern Italy”.

Oggi, a smentirli non sono dichiarazioni politiche, ma l’andamento dei mercati. Non solo lo spread crolla, ma i rendimenti dei Btp a 10 anni si attestano al 3,43%, mentre l’interesse degli investitori — piccoli e istituzionali — rimane altissimo. Secondo il “Messaggero”, anche le ultime aste di titoli di Stato hanno registrato il tutto esaurito.

Non si tratta solo di una performance momentanea, ma del risultato di una credibilità costruita: l’Italia non è più vista come l’anello debole dell’Europa. E la sinistra, ancora intenta a prevedere tempeste, si ritrova sotto un cielo sereno.

La destra incassa e rilancia: “Italia modello di stabilità”

“La continua discesa dello spread è la conferma del buon governo di Giorgia Meloni”, ha dichiarato Antonio Giordano, deputato di Fratelli d’Italia. “Durante il governo Conte lo spread ha toccato anche i 300 punti base. Oggi siamo a 91. È la dimostrazione che questa è una direzione politica chiara, che parla al Paese reale e al mondo della finanza”.

Sulla stessa linea anche Paolo Trancassini, Questore della Camera: “Questo non è un numero astratto. Significa interessi più bassi, più risorse per famiglie e imprese. L’Italia è un porto sicuro in Europa”.

Un confronto lungo quindici anni: Berlusconi, Monti, Draghi e ora Meloni

Nel 2010, lo spread oscillava attorno ai 90 punti, ma pochi lo conoscevano. Poi la crisi del 2011, la caduta del governo Berlusconi, l’avvento tecnico di Mario Monti e il picco a 570 punti. Da allora, la soglia dei 100 è diventata simbolo di stabilità.

Con Renzi, Conte, e persino Draghi, il differenziale si è mosso tra i 150 e i 250 punti, fino alla risalita con la pandemia. Ma è con il governo Meloni che è iniziata una discesa stabile, continua, oggi culminata con un dato che sa di rivincita.

Una rivincita non personale, ma politica. Che riscrive la narrazione degli ultimi anni, smentisce la retorica della fragilità italiana e conferma una verità semplice: la fiducia non si impone, si conquista. E oggi l’Italia — piaccia o meno — è tornata ad essere credibile.

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