Pensioni, la proposta di Durigon: Tfr usato come rendita per uscita a 64 anni

Il sottosegretario Claudio Durigon annuncia la possibilità di andare in pensione a 64 anni con 25 anni di contributi utilizzando il Tfr come rendita aggiuntiva.

Il progetto per uscire dal lavoro a 64 anni

Stop all’aumento dell’età pensionabile. È questa la linea indicata dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che in un’intervista ha spiegato i dettagli della nuova proposta da inserire nella prossima legge di bilancio. L’idea è estendere a tutti i lavoratori, non solo a quelli del sistema contributivo, la possibilità di andare in pensione a 64 anni con 25 anni di contributi. La novità principale riguarda l’utilizzo del Trattamento di fine rapporto: “La possibilità, sempre su base volontaria, di usare anche il Tfr presso l’Inps come rendita per raggiungere la soglia minima di pensione, pari a tre volte l’assegno sociale (1.616 euro), che dà accesso alla pensione a 64 anni”, ha dichiarato Durigon durante il Meeting di Rimini. In questo modo, anche chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, dunque nel sistema misto, potrebbe anticipare il ritiro.

La liquidazione come rendita integrativa

Secondo gli esempi riportati, un lavoratore con 64 anni di età e 25 anni di contributi maturerebbe una pensione di circa 1.300 euro. Utilizzando il Tfr come rendita, l’assegno potrebbe crescere di circa 400 euro, garantendo così l’accesso al pensionamento anticipato. “Con l’assegno interamente contributivo e senza pregiudicare l’eventuale reversibilità della pensione e del Tfr. E con una tassazione agevolata del Tfr trasformato in rendita, come accade oggi ai fondi che godono di un prelievo fiscale minore”, ha precisato Durigon. La misura permetterebbe dunque di ampliare la flessibilità in uscita, evitando di erogare pensioni troppo basse. Inoltre, parte del Tfr potrebbe essere destinata anche a fondi sanitari di long term care, dedicati alla non autosufficienza, settore destinato a diventare sempre più rilevante. Ogni anno l’Inps eroga circa 6,8 miliardi di euro di Tfr a chi va in pensione: con questa formula, ha spiegato il sottosegretario, la spesa sarebbe ridotta.

Il futuro di Quota 103 e Opzione Donna

La riforma avrebbe riflessi anche su altri strumenti previdenziali. Secondo Durigon, se passasse il nuovo sistema non avrebbe più senso prorogare Quota 103. Diverso il discorso per Opzione Donna, che verrebbe mantenuta e potenziata: “Si tratta quindi di studiare qualche soluzione per avere, anche per chi sceglie Opzione Donna, pensioni di importo adeguato, tanto più che le lavoratrici spesso hanno dovuto caricarsi del lavoro di cura”. Secondo alcune ipotesi, per contenere i costi si potrebbe introdurre una finestra di uno o due mesi di attesa tra il raggiungimento dei requisiti e la prima erogazione dell’assegno. La discussione resta aperta, ma l’obiettivo dichiarato è quello di garantire un sistema più flessibile, sostenibile e adeguato alle esigenze dei lavoratori italiani.

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