Feltri sul Leoncavallo: “Ristorante senza scontrini, illegalità protetta dalla sinistra”

Vittorio Feltri attacca il Leoncavallo: “Dentro un centro sociale abusivo non può esistere un ristorante legale. Ma la politica ha sempre chiuso gli occhi”.

Il caso Leoncavallo

Il centro sociale Leoncavallo di Milano, sgomberato di recente, torna al centro del dibattito grazie alle parole di Vittorio Feltri. Il giornalista, rispondendo a una domanda apparentemente banale su chi rilasciasse gli scontrini fiscali all’interno del ristorante del centro, ha sollevato un caso che definisce “l’ennesima prova dell’ipocrisia italiana”. Secondo Feltri, nessuno avrebbe potuto emettere scontrini, dato che l’edificio era occupato abusivamente e privo di qualsiasi titolo legale per ospitare attività commerciali.

L’attacco di Vittorio Feltri

«Chi rilasciava gli scontrini fiscali nel ristorante del Leoncavallo?», ha chiesto provocatoriamente Feltri, aggiungendo: «La risposta più onesta sarebbe: nessuno. Anche la più logica, dato che dentro un edificio occupato abusivamente non dovrebbe sorgere una attività commerciale». Nel suo intervento, il direttore editoriale ha puntato il dito contro quella che definisce una zona franca dell’illegalità, dove per decenni sarebbero stati serviti cibo e bevande, organizzati concerti e feste private, tutto senza licenze, senza controlli e senza tasse. «In altre parole: una concorrenza sleale, impunita e pure coccolata», ha dichiarato.

Ipocrisie e contraddizioni

Feltri ha allargato il discorso al piano politico, accusando la sinistra di aver difeso e persino applaudito il centro sociale, mentre lo Stato avrebbe colpito duramente gli artigiani e i commercianti onesti per infrazioni minime. «Essere di sinistra è una sorta di patente di immunità dalla legge», ha detto. Poi l’affondo più duro: «La politica ha chiuso gli occhi. La magistratura ha chiuso le porte. La stampa, in molti casi, ha chiuso la bocca. E tutti noi ce ne siamo lavati le mani». Infine, il giornalista ha denunciato l’ipocrisia di un luogo descritto come simbolo di inclusione, mentre fuori dal centro i senzatetto sarebbero stati ignorati dagli stessi frequentatori. Feltri ha concluso invitando chiunque a mostrare una copia della licenza, una ricevuta fiscale o una dichiarazione dei redditi a dimostrazione della regolarità del locale, pur dubitando che ciò possa avvenire.

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