La relatrice Onu lascia lo studio di La7 dopo il richiamo a Liliana Segre e ribadisce: servono competenze tecniche, non esperienze personali, per definire un genocidio.
Lo scontro televisivo e l’abbandono dello studio
La relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha spiegato le ragioni che l’hanno spinta ad abbandonare la trasmissione In Onda su La7. La decisione è arrivata quando, durante il dibattito, lo scrittore e opinionista Francesco Giubilei ha dichiarato di condividere la posizione della senatrice a vita Liliana Segre sull’uso del termine genocidio in riferimento a Gaza.
«Sono una persona precisa ed ero già stata costretta a un ritardo», ha raccontato Albanese in un’intervista. «Ma non accetto di prolungarlo se devo confrontarmi con due persone che non sono preparate sul tema Gaza. Io sono una giurista, una tecnica». La relatrice ha ribadito che il confronto televisivo deve essere fondato su conoscenze reali e non su prese di posizione politiche o personali.
Il rispetto per Segre e la polemica sul genocidio
Le parole che hanno fatto più discutere riguardano proprio il riferimento a Liliana Segre, tirata in causa durante il programma. Albanese ha chiarito: «Immagini il paradosso: chiamare in causa una persona sopravvissuta all’Olocausto e al genocidio. Conosco tanti storici e sopravvissuti che dicono che quello a Gaza sia un genocidio. Ma siccome la posizione della senatrice Segre torna utile, si utilizza quella».
E ancora: «Se una persona ha un tumore, non va a farsi fare la diagnosi da un sopravvissuto a quella malattia ma da un oncologo. Ho grandissimo rispetto per la senatrice Segre, una persona che ha vissuto traumi indicibili. Per questo sostengo che ci sono gli esperti, e che non è la sua opinione, o la sua esperienza personale, a stabilire la verità su quanto sta accadendo».
Le dichiarazioni hanno acceso un acceso dibattito, con critiche alla giurista per aver ridimensionato il peso delle parole di una sopravvissuta ad Auschwitz. Albanese ha però sottolineato di non mettere in discussione la sofferenza della senatrice, ma di rivendicare la necessità di un approccio tecnico e giuridico al tema.
La critica al dibattito pubblico in Italia
Al centro delle riflessioni di Francesca Albanese c’è anche il livello del confronto politico e mediatico italiano. «Il dato fondamentale in questo paese è l’analfabetismo funzionale. La gente non capisce ciò che legge e non ha in questo contesto di dibattito pubblico sulla Palestina gli strumenti per capire cosa sta accadendo», ha affermato.
Alle accuse di propaganda, la relatrice Onu risponde respingendo ogni strumentalizzazione: «Sto investendo molte energie per far capire quali sono i termini del diritto sulla questione. Ci sono fior fiore di sionisti accademici, perché invitare in trasmissione gente che non sa niente?».
Parole destinate a far discutere ancora, in un clima già carico di tensione, dove il conflitto in Medio Oriente continua a spaccare anche il dibattito politico italiano.