Otto mesi di silenzi prima del referto
È morta all’alba di oggi, venerdì 10 ottobre, a 56 anni, Maria Cristina Gallo, docente di Mazara del Vallo che aveva avuto il coraggio di raccontare pubblicamente la sua vicenda, trasformandola in un caso nazionale. Tutto era iniziato nel dicembre 2023, quando la donna si era sottoposta a un intervento di isterectomia per un fibroma. Come da prassi, il tessuto era stato inviato al laboratorio di anatomia patologica di Castelvetrano. Da lì, però, un lungo silenzio: otto mesi di attese e rinvii prima che arrivasse il risultato. Solo nell’agosto 2024, quando la malattia era già in fase metastatica, le era stato consegnato il referto
La docente non aveva accettato quel vuoto inspiegabile. Aveva scritto lettere e diffide, chiesto chiarimenti, fino a denunciare pubblicamente il caso. Quelle parole, rilanciate dai media, avevano scosso l’opinione pubblica e portato alla luce centinaia di episodi simili, con tempi d’attesa ritenuti insostenibili per pazienti oncologici.
La denuncia e la frase diventata simbolo
La voce di Maria Cristina Gallo era diventata un simbolo. «La disumanità uccide più del cancro», aveva dichiarato in un’intervista, una frase che oggi torna con tutta la sua forza. Dopo la scoperta della diagnosi, la professoressa si era trasferita a Milano, affidandosi alle cure dell’Istituto Nazionale dei Tumori. Qui aveva intrapreso un percorso di chemioterapia, continuando a esporsi pubblicamente e a raccontare la sua battaglia.
La sua denuncia aveva scatenato un effetto domino: numerosi pazienti avevano segnalato situazioni analoghe, confermando l’esistenza di criticità strutturali nei tempi di analisi e consegna dei referti. L’attenzione mediatica aveva spinto anche le autorità sanitarie a fornire spiegazioni, mentre sul piano giudiziario la vicenda si era trasformata in un’inchiesta.
Indagine della Procura e dolore della città
La testimonianza di Maria Cristina Gallo aveva infatti portato la Procura di Trapani ad aprire un fascicolo. Dieci medici sono attualmente indagati per presunte responsabilità nei ritardi diagnostici. L’indagine è ancora in corso, ma intanto la città di Mazara del Vallo piange la sua insegnante.
Il sindaco Salvatore Quinci ha ricordato la professoressa con parole forti: «Una giornata funesta per tutta la città», ha dichiarato, definendola «una donna coraggiosa, che ha combattuto contro la malattia e contro l’ingiustizia». E ha aggiunto: «Dalle sue denunce è emerso uno scandalo che ha probabilmente salvato altre vite».