“Ti faccio fare la fine di Paolo Taormina”: sconcerto a Palermo per le parole di un bimbo di 9 anni

La frase inquietante pronunciata in classe da un alunno dello Zen dopo l’omicidio del 21enne. In mille in corteo per dire basta alla violenza.

Un bambino cita la vittima davanti ai compagni

«Ti faccio fare la fine di **Paolo Taormina».» La frase, agghiacciante per la sua brutalità, è uscita dalla bocca di un bambino di appena 9 anni durante una lezione nella scuola Giovanni Falcone del quartiere Zen di Palermo. Un gesto che ha gelato l’intera classe e gli insegnanti, poiché il nome evocato è quello del giovane di 21 anni ucciso sabato notte mentre tentava di sedare una rissa nel suo locale. A riferire l’episodio è stata una delle maestre del bambino, che oggi ha partecipato al corteo silenzioso organizzato nel capoluogo siciliano per dire basta alla spirale di violenza che sta scuotendo la città.
Il piccolo vive nello stesso quartiere del presunto assassino, Gaetano Maranzano, 28 anni, che ha confessato di aver sparato a Paolo Taormina. Le parole pronunciate dal bambino riflettono un clima difficile, in cui persino i più piccoli sembrano assorbire e ripetere modelli violenti.

L’appello disperato degli insegnanti dello Zen

A raccontare pubblicamente la vicenda è stato un docente della scuola Giovanni Falcone, durante il sit-in davanti alla Prefettura di Palermo, dove si è fermato il corteo di solidarietà. «Amo il mio lavoro, io provengo dallo Zen ma ormai nel quartiere il tasso di criminalità è fuori controllo – ha detto l’insegnante al microfono – Aiutateci, da soli non ce la possiamo fare. La metà dei bambini tenta ogni giorno di scappare dalla scuola o non si presenta affatto. C’è una situazione insostenibile. Aiutateci».
Le sue parole hanno colpito i presenti per la loro sincerità e disperazione. Il docente ha descritto una realtà scolastica complessa, segnata da abbandoni, paura e mancanza di punti di riferimento. I colleghi, al suo fianco, hanno raccontato di insegnanti costretti spesso a trasformarsi in mediatori sociali, psicologi, persino figure di protezione per alunni che vivono quotidianamente in contesti segnati da violenza e degrado.

In mille in corteo per dire basta alla violenza

La manifestazione, ribattezzata “marcia silenziosa per fare rumore”, è stata organizzata dai sindacati Cgil, Cisl, Uil e Acli, con l’adesione di associazioni di categoria, tra cui Confcommercio. In Piazza Massimo, cuore di Palermo, si sono radunate circa mille persone. C’erano cittadini, insegnanti, rappresentanti delle istituzioni e familiari di giovani uccisi senza un motivo. In tanti hanno sfilato in silenzio, con le candele accese e cartelli alzati contro la violenza.
Tra i partecipanti anche chi ha perso figli o fratelli in episodi di criminalità inspiegabile. Alcuni tenevano in mano le foto delle vittime, altri striscioni con scritte come “Non dimentichiamo Paolo” e “Difendiamo i nostri ragazzi”. Il corteo si è concluso in un clima di forte commozione e riflessione collettiva.
La frase di quel bambino di 9 anni resta un segnale inquietante: un eco che racconta quanto la violenza si stia radicando perfino tra i più piccoli, trasformandosi in un linguaggio quotidiano che nessuno può più permettersi di ignorare.

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