A Świętochłowice, nel sud della Polonia, una donna è riemersa dopo quasi tre decenni di isolamento totale: viveva segregata in casa con i genitori.
Una vita cancellata nel silenzio
Viene da Świętochłowice, piccola città industriale nel sud della Polonia, la storia di Mirella, una donna oggi 42enne che per oltre ventisette anni è rimasta nascosta nella sua casa, lontana da ogni contatto umano. L’ultima volta che qualcuno l’aveva vista risale al 1997, quando era una studentessa di quindici anni. Poi, il silenzio. Il suo nome era stato cancellato dai registri scolastici e, di fatto, dal mondo. Fino al 29 luglio 2024, quando un litigio nell’abitazione dei genitori ha attirato l’attenzione dei vicini, che hanno chiamato la polizia. È stato allora che Mirella è riemersa, in condizioni fisiche e psicologiche drammatiche.
“Ci ha detto che non usciva di casa da oltre vent’anni”, ha dichiarato Łukasz Pach, direttore del Servizio Regionale di Emergenza di Katowice. La donna era magrissima, con gravi ferite alle gambe, talmente profonde da mostrare l’osso. Ricoverata in ospedale, è rimasta due mesi sotto osservazione. I medici hanno confermato che non aveva mai ricevuto cure mediche, dentistiche o assistenza sociale per più di due decenni.
Un’infanzia interrotta e una casa ferma nel tempo
La ricostruzione degli inquirenti e dei servizi sociali polacchi racconta di una vita sospesa. L’appartamento di Mirella, due stanze appena, sembra rimasto immobile dal 1997: giocattoli, libri di scuola e oggetti d’infanzia ancora sul letto, come se il tempo si fosse fermato. Dopo il ricovero, il 2 ottobre la donna è tornata nello stesso appartamento, dove trascorre gran parte della giornata a letto, incapace di affrontare l’esterno.
A raccontare il suo presente è Aleksandra Salbert, una giovane di 35 anni che ha avviato una raccolta fondi per aiutarla a ricominciare: “Dobbiamo restituirle la vita che le è stata tolta. È doloroso vederla rinchiusa nello stesso posto dove ha sofferto così tanto”.
La madre, tuttavia, sembra voler mantenere il controllo. Parla con i giornalisti ma non lascia che la figlia risponda alle domande. “Ne abbiamo abbastanza, non vogliamo nulla da nessuno”, avrebbe detto. Alla richiesta di spiegazioni sui documenti d’identità di Mirella, ha risposto: “Volevo occuparmene io, ma si è bloccata… non so perché”. Solo di recente, quando la storia è diventata pubblica, è stata avviata la procedura per rilasciare i documenti.
Indagini in corso e nessuna accusa formale
La scuola dove la ragazza era iscritta, l’I Liceo di Świętochłowice, ha confermato che fu cancellata dai registri il 6 gennaio 1998 su richiesta dei genitori. All’epoca non esistevano controlli stringenti, e così la sua sparizione non destò sospetti. Oggi, invece, la vicenda ha scioccato il Paese.
Le autorità locali procedono con estrema cautela. Monika Szpoczek, direttrice del Centro di Assistenza Sociale, ha chiesto rispetto e silenzio: “È un caso delicato che richiede tempo, professionalità e cooperazione tra più enti”.
Secondo la procura, al momento non ci sono prove che Mirella sia stata trattenuta con la forza. Tuttavia, le indagini restano aperte per accertare eventuali abusi o responsabilità penali dei genitori. La donna avrebbe vissuto per anni senza biancheria intima, senza assorbenti e senza igiene adeguata. I medici hanno riferito che persino un colpo d’aria le causa dolore alle gambe.
Oggi, tra le mura che l’hanno tenuta prigioniera per decenni, Mirella sta lentamente riscoprendo la vita: ha bevuto per la prima volta un caffè espresso e, come raccontano i vicini, “lo adora”. Una piccola conquista per una donna che ha perso 27 anni della propria esistenza, ma che ora tenta, passo dopo passo, di riconquistare il mondo.