Scontro durissimo tra Maurizio Landini e Giorgia Meloni. Il segretario Cgil la definisce “cortigiana di Trump”, il premier: “La sinistra predica rispetto e pratica disprezzo”.
Lo scontro in diretta tv: Landini insulta Meloni
Una frase pronunciata negli studi di DiMartedì su La7 scatena una vera tempesta politica. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha definito la premier Giorgia Meloni “la cortigiana di Donald Trump”. Un insulto pesante, che ha suscitato immediate reazioni.
“Il segretario generale della Cgil, evidentemente obnubilato da un rancore montante, mi definisce in televisione una ‘cortigiana’”, ha scritto Meloni sui social, senza abbassarsi al linguaggio del suo interlocutore. “Penso che tutti conoscano il significato più comune attribuito a questa parola – ha proseguito – ma, a beneficio di chi non lo sapesse, ne pubblico la prima definizione che si trova su Internet. Ed ecco a voi un’altra splendida diapositiva della sinistra: quella che per decenni ci ha fatto la morale sul rispetto delle donne, ma che poi, per criticare una donna, le dà della prostituta”.
Una replica netta, ferma, che non lascia spazio a interpretazioni: per la premier, l’attacco di Landini è la prova di una sinistra che “ha perso ogni credibilità morale” e utilizza il sessismo come arma politica quando a essere colpita è una donna di destra.
La reazione del centrodestra: “Sessismo indegno, Landini si vergogni”
Subito dopo la replica della premier, è arrivata una raffica di reazioni da Fratelli d’Italia e dall’intero centrodestra. Il primo a intervenire è stato Galeazzo Bignami, capogruppo FdI alla Camera: “Mentre il mondo celebra Giorgia Meloni come leader influente e statista capace di fare da ponte tra le due sponde dell’Atlantico, Landini dà sfogo al più becero sessismo. Ogni volta che pensiamo che la sinistra abbia toccato il fondo, c’è sempre qualcuno pronto a smentirci”.
Sulla stessa linea Augusta Montaruli, vicecapogruppo FdI: “Un esempio plastico della sinistra che predica rispetto e pratica disprezzo. Landini si vergogni come uomo e come segretario di uno dei più importanti sindacati italiani. Ha perso ogni parvenza di credibilità”. Anche Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ha definito le parole di Landini “vergognose, sessiste e machiste”: “Definire Meloni ‘cortigiana di Trump’ è lo specchio di un leader frustrato e violento. Gli consiglierei un corso di gestione della rabbia”.
Da Bruxelles, le europarlamentari di FdI parlano di “termini da vocabolario medioevale” e “rancore ideologico che sminuisce il merito e il lavoro”. E aggiungono: “Offende Meloni e tutte le donne che rappresentano l’Italia con orgoglio e competenza”.
Anche la sinistra prende le distanze
La frase di Maurizio Landini è talmente indigeribile che persino alcuni esponenti della sinistra hanno preferito prendere le distanze, giudicando l’attacco “inopportuno e offensivo”. Il leader della Cgil, incalzato dalle polemiche, ha cercato di correggere il tiro sostenendo di “non aver inteso offendere”. Ma la toppa appare peggiore del buco.
Il dibattito resta rovente: in un Paese in cui si invoca quotidianamente il rispetto per le donne, l’attacco verbale del capo del più grande sindacato italiano a una premier donna segna uno scivolone clamoroso, che rischia di lasciare una ferita profonda nel rapporto tra sinistra istituzionale e opinione pubblica.