Per Vittorio Feltri, gli insulti di Maurizio Landini a Giorgia Meloni sono la prova del doppio standard della sinistra e del femminismo militante, “sempre pronti a indignarsi solo quando conviene”.
Feltri: “Landini ha superato ogni limite”
Parole durissime quelle di Vittorio Feltri, che in un editoriale esplosivo ha commentato la vicenda degli insulti rivolti dal leader della Cgil, Maurizio Landini, alla premier Giorgia Meloni. Durante un suo intervento pubblico, Landini ha accusato Meloni di fare “la cortigiana dei potenti”, un’espressione che per Feltri equivale a un insulto sessista e volgare: «Non ci vuole molto per capire che voleva darle della puttana. Un termine infame, infangante, che si usa solo contro le donne».
Secondo il fondatore di Libero, la frase di Landini dimostra «quanto poco rispetto abbia questo signore per le istituzioni e per le donne stesse». In qualsiasi altro contesto, sottolinea Feltri, «una simile uscita avrebbe scatenato un putiferio mediatico e politico».
“Se lo avesse detto Salvini alla Schlein, sarebbe esploso il Paese”
Feltri evidenzia la doppia morale della sinistra: «Immaginate se fosse stato Matteo Salvini a dire una frase del genere a Elly Schlein. Apriti cielo! Avremmo avuto titoli di giornale per settimane, appelli di attrici e intellettuali, interrogazioni parlamentari e forse una mozione per istituire una giornata contro il linguaggio d’odio».
Invece, prosegue, «davanti all’insulto di Landini, tutti tacciono. Un silenzio colpevole, complice, vergognoso». La ragione, secondo Feltri, è semplice: «Perché Meloni è di destra. Perché è una donna libera, forte, non allineata al pensiero unico. E allora si può insultare, purché lo si faccia con parole eleganti come “cortigiana”. Basta questo per far passare tutto sotto silenzio».
“La sinistra parla di amore, ma vomita odio”
Feltri non risparmia attacchi al mondo progressista: «La sinistra pretende di detenere una licenza morale per insultare chiunque non la pensi come lei. Parla di rispetto, ma disprezza chi è diverso. Parla di amore, ma vomita odio».
Il giornalista punta il dito anche contro la deriva ideologica della Cgil: «Un sindacato che non rappresenta più gli operai, ma milita per Gaza, per i migranti, per cause ideologiche che nulla hanno a che fare con i lavoratori. E oggi si distingue solo per la rozzezza verbale del suo leader».
Feltri conclude chiarendo che la sua difesa non è politica, ma di principio: «Non difendo Giorgia Meloni perché è Giorgia Meloni. La difendo perché nessuna donna dovrebbe essere offesa in questo modo. Mai».
E poi, con la consueta ironia tagliente, lancia la stoccata finale: «Il giorno in cui le femministe e gli intellettuali progressisti condanneranno anche gli insulti rivolti a chi non vota come loro, torneremo a prenderli sul serio. Fino ad allora, continueremo a chiamare le cose col loro nome: ipocrisia».