L’accordo tra Putin e Vucic porta a Belgrado la sperimentazione di Enteromix, trattamento oncologico sviluppato in Russia e destinato anche a pazienti europei.
Sperimentazione avviata tra Mosca e Belgrado
Si chiama Enteromix e arriva dalla Russia il nuovo presunto vaccino anticancro che promette di ridurre fino all’80% la massa tumorale. La sperimentazione, già in corso, viene condotta in Serbia grazie a un accordo stretto tra il presidente russo Vladimir Putin e quello serbo Aleksandar Vucic.
Secondo quanto annunciato, le prime dosi dovrebbero essere distribuite già nel 2026 dall’ospedale Torlak di Belgrado, con la prospettiva di renderle disponibili anche per pazienti oncologici provenienti dal resto d’Europa. L’obiettivo è testare l’efficacia del farmaco su metastasi di melanoma e cancro al colon, due delle forme tumorali più aggressive e diffuse.
Il preparato, sviluppato nei laboratori russi, si distingue per la rapidità di produzione: «Bastano sette giorni di laboratorio», assicurano i promotori. Tuttavia, la comunità scientifica internazionale resta cauta. Enteromix non è propriamente un vaccino preventivo, ma piuttosto un trattamento basato sull’inoculazione di quattro virus innocui che avrebbero la capacità di distruggere una parte della massa tumorale.
Diplomazia dei vaccini e relazioni energetiche tra Mosca e Belgrado
L’accordo medico tra Russia e Serbia rievoca la cosiddetta “diplomazia dei vaccini”, già sperimentata ai tempi del Covid-19 con lo Sputnik V. Allora centinaia di cittadini europei, anche italiani, si erano recati nei Balcani per ricevere il vaccino russo, che non era ancora stato approvato dall’Unione Europea.
Il Cremlino, allora, individuò in Belgrado un punto strategico per la produzione e la distribuzione in Europa, ma il progetto finì per rivolgersi principalmente ai Paesi africani. Oggi, con Enteromix, Putin torna a usare la leva scientifica e sanitaria come strumento di influenza politica ed economica, in un contesto in cui la Serbia si trova in forte dipendenza energetica da Mosca.
La compagnia petrolifera serba Nis, controllata in larga parte da interessi russi, è finita sotto sanzioni statunitensi, mentre la ministra serba dell’Energia Dubravka Djedovic-Handanovic ha parlato di una “situazione quasi disperata” in vista della decisione europea di porre fine al transito del gas russo dal 1° gennaio 2026.
Test clinici e prospettive future
I test clinici di Enteromix sono iniziati a giugno su 48 volontari di età compresa tra i 18 e i 75 anni. I primi risultati, illustrati al Forum economico di San Pietroburgo, non sono stati sottoposti a revisione da parte della comunità scientifica internazionale, sollevando perplessità sulla trasparenza dei dati.
La neurologa ed ex ministra della Salute russa Veronika Skvortsova è a capo dell’“Operazione Vaccino Russo”, che punta a presentare Enteromix come un simbolo di innovazione e resilienza nazionale. Ma gli oncologi occidentali restano scettici: a oggi, spiegano, chirurgia, radioterapia e chemioterapia restano le uniche terapie di comprovata efficacia.
Parallelamente, sul piano politico, Vucic tenta di mantenere un equilibrio tra Bruxelles e Mosca. Con la chiusura del gasdotto europeo, il presidente serbo guarda al Balkan Stream — la pipeline che attraversa Bulgaria e Ungheria — come all’ultimo canale per garantire la fornitura energetica. E mentre la pressione internazionale aumenta, l’alleanza con Putin si consolida anche attraverso la scienza.
Resta da capire se Enteromix sarà una rivoluzione medica o un’operazione geopolitica travestita da progresso scientifico.