Errore medico fatale, recisa un’arteria per sbaglio: paziente muore e il figlio ottiene un milione di euro

Un intervento di bypass al cuore si trasforma in tragedia a Rapallo: dopo due anni di coma, un uomo muore. Il figlio ottiene un maxi risarcimento.

Un’operazione di routine finita in tragedia

Un intervento al cuore, considerato di routine, si è trasformato in una tragedia irreversibile all’Istituto Clinico Ligure Alta Specialità di Rapallo, in provincia di Genova. Un uomo di 69 anni, sottoposto nel 2019 a un’operazione di bypass coronarico, è morto due anni dopo essere rimasto in coma a causa di un grave errore medico.
Durante l’intervento, i chirurghi avrebbero reciso accidentalmente l’arteria mammaria sinistra del paziente, provocando una massiccia emorragia interna. Il 69enne entrò immediatamente in arresto cardiaco, riportando danni cerebrali irreversibili. Ricoverato in terapia intensiva, rimase in stato vegetativo fino al suo decesso, avvenuto nell’ottobre del 2021.

La sentenza del Tribunale di Genova: condanna per i medici e risarcimento al figlio

Dopo anni di indagini e perizie, il Tribunale Civile di Genova ha riconosciuto la piena responsabilità dei chirurghi che eseguirono l’intervento. Secondo la sentenza, gli operatori sanitari non solo non si accorsero della lesione dell’arteria, ma tardarono anche nel riconoscere l’insorgere dell’emorragia, aggravando così in modo decisivo le condizioni del paziente.
Il giudice ha stabilito che, con un approccio diagnostico-terapeutico corretto, l’uomo avrebbe avuto buone prospettive di sopravvivenza e qualità di vita, e che la morte fu una conseguenza diretta dell’errore medico. Per questo motivo, il figlio 50enne del paziente ha ottenuto un risarcimento complessivo di oltre un milione di euro, comprensivo di interessi e spese legali.

“Danno parentale, morale e biologico terminale”: le motivazioni della condanna

Nella sentenza di primo grado, il giudice ha riconosciuto al figlio un risarcimento per tre specifiche voci di danno: “perdita del rapporto parentale”, “danno morale catastrofale” e “danno biologico terminale”.
La decisione, considerata esemplare, sottolinea l’importanza del dovere di vigilanza e tempestività che grava sul personale sanitario durante gli interventi ad alto rischio. Una distrazione, anche minima, può infatti trasformarsi in una condanna per il paziente e per i familiari.
Il caso di Rapallo ha riaperto il dibattito sulla sicurezza chirurgica e sulle responsabilità professionali in sala operatoria, evidenziando come anche un’operazione di routine possa sfociare in tragedia se non gestita con la massima attenzione e competenza.

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