A Milano nasce la corrente dei “ribelli Dem”, mentre i lealisti di Franceschini, Speranza e Orlando si preparano alla contro-mossa. Il partito si spacca in due.
A Milano il debutto dei riformisti: “Non ci riconosciamo nel campo largo”
La tregua nel Partito Democratico è ufficialmente finita. Dopo mesi di silenzio, la minoranza interna rompe gli indugi e lancia la sfida alla segretaria Elly Schlein. Il teatro Franco Parenti di Milano ha ospitato l’evento “Crescere”, ribattezzato dai presenti come la giornata dell’orgoglio riformista. A guidare la nuova area interna, l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, affiancato da figure di peso come Pina Picierno, Giorgio Gori, Lia Quartapelle, Graziano Delrio e Piero Fassino.
“Se la radicalità porta a riempire le curve dello stadio e si esclude il resto dello stadio, non abbiamo fatto un buon servizio”, ha detto Guerini, in un passaggio che molti hanno interpretato come un messaggio diretto alla segretaria. Il riferimento è alla linea politica giudicata troppo sbilanciata verso il Movimento 5 Stelle e la sinistra di Avs.
L’ex sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, è stato ancora più esplicito: “Il riformismo non può essere esternalizzato. Il Pd nasce con questa matrice culturale fondamentale”.
Una presa di posizione netta contro l’idea di un “campo largo” guidato dai pentastellati, una formula che secondo molti rischia di indebolire il partito e di allontanare i moderati. “Così rivince la destra”, ha avvertito Lia Quartapelle, aggiungendo: “Siamo testardamente unitari, ma non con la formuletta politica del M5S.”
Picierno e Fassino invocano chiarezza, Delrio rompe il silenzio
La vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno ha parlato di “bisogno di chiarezza anche dentro il Pd”, sottolineando che i congressi “servono proprio a questo”.
Sul palco anche Piero Fassino, che ha sintetizzato il malessere di molti dirigenti dem: “L’opposizione al governo Meloni c’è, ma ad oggi non è percepita.”
A chiudere gli interventi, Graziano Delrio, che ha dato voce al sentimento comune della minoranza: “Siamo qui perché abbiamo vissuto un disagio e un silenzio, ma ora lo rompiamo.”
Il messaggio a Elly Schlein è chiaro: la stagione del consenso interno è finita. I riformisti vogliono tornare protagonisti e chiedono una revisione della linea politica e dei rapporti con gli alleati.
La risposta dei lealisti: “Con Elly fino in fondo”
Al Nazareno si registra preoccupazione per l’iniziativa milanese, ma anche la pronta reazione dei cosiddetti “lealisti”, ovvero i leader che avevano sostenuto Elly Schlein alle primarie.
Le aree di Dario Franceschini, Andrea Orlando, Giuseppe Provenzano e Roberto Speranza hanno infatti annunciato un incontro a fine novembre a Montepulciano, in Toscana, proprio per riaffermare il sostegno alla segretaria.
Un appuntamento, spiegano dal partito, pensato per “aiutare la Schlein a vincere” e “rafforzare il Pd dopo le regionali”, ma che di fatto rappresenta una contro-mossa politica ai riformisti di Guerini.
La leader dem, dal canto suo, minimizza: “Bene la discussione, ma ora pensiamo alla manovra”, ha commentato, cercando di spostare l’attenzione sulle priorità di governo ombra e sulle proposte economiche.
Tuttavia, la sensazione diffusa è che la pax interna del Pd sia definitivamente tramontata, e che i prossimi mesi segneranno una nuova stagione di scontri tra correnti, con il rischio di una frattura profonda proprio mentre la segreteria tenta di consolidare la propria leadership.