Una donna si fingeva escort e adescava le vittime in casa. Poi, durante l’incontro, un complice irrompeva fingendosi il marito tradito. Due condanne e un processo in corso.
La trappola dell’escort e il finto marito nascosto nell’armadio
Un piano studiato nei minimi dettagli, un copione sempre uguale e una lunga serie di vittime ingannate. A Roma, nel quartiere Collatino, una donna e due uomini hanno messo in piedi un sistema di truffe e rapine che sfruttava finte inserzioni su siti di incontri. La donna, spacciandosi per escort, attirava i clienti in un appartamento, dove tutto sembrava pronto per un normale incontro a pagamento.
Gli uomini, ignari del pericolo, pagavano in anticipo la prestazione e si preparavano al momento di intimità. Ma dietro l’armadio o in una stanza adiacente si nascondeva un complice, pronto a irrompere fingendosi il marito geloso. “Che ci fai qui? Non ti vergogni?”, urlava l’uomo prima di aggredire la vittima con calci, pugni e minacce di morte.
Rapine, violenza e terrore: la scoperta della Procura di Roma
Il finto marito, spesso armato di coltello, costringeva le vittime a consegnare denaro, telefoni e orologi, lasciandole poi fuggire terrorizzate e senza vestiti. In alcuni casi, la banda riusciva a impossessarsi anche di auto e altri oggetti di valore. Gli episodi ricostruiti dagli inquirenti sarebbero numerosi, tutti caratterizzati dallo stesso schema: un annuncio online, una voce rassicurante e un’aggressione brutale.
L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Antonio Verdi, ha permesso di smantellare il gruppo criminale e di raccogliere le testimonianze di diverse vittime, molte delle quali avevano preferito non denunciare per imbarazzo o timore di ritorsioni. Gli investigatori hanno anche scoperto che i tre non si limitavano alle rapine a sfondo sessuale, ma avevano messo a segno altri colpi in città, fingendosi agenti di polizia durante falsi controlli antidroga.
Due condanne e un processo ancora aperto
Nelle scorse ore è arrivata la sentenza: la finta escort e uno dei complici hanno scelto il rito abbreviato e sono stati condannati rispettivamente a 3 e 4 anni di carcere. Il terzo componente della banda affronterà invece il processo con rito ordinario.
Secondo la ricostruzione della Procura di Roma, il gruppo avrebbe colpito decine di uomini, tra cui un farmacista e un tassista, derubati o costretti a cedere denaro e beni personali. La vicenda mette in luce un fenomeno di criminalità sempre più diffuso, in cui le piattaforme di incontri online diventano terreno fertile per truffe, estorsioni e violenze.