Un attimo di tensione rompe l’immagine glaciale di Jannik Sinner: una frase sfuggita in campo diventa virale, poi il gesto inatteso che ricuce tutto.
Un frammento che nessuno si aspettava
Per chi è abituato a vedere Jannik Sinner impassibile in ogni situazione, lo sfogo arrivato durante il quarto di finale contro Ben Shelton ha avuto l’effetto di un lampo fuori scena. Sul campo di Parigi, nel secondo set di un match dominato, il campione azzurro ha improvvisamente voltato lo sguardo verso il suo angolo, lasciando spazio a un raro momento di irritazione. In assenza del coach Simone Vagnozzi, c’erano l’allenatore Darren Cahill, il preparatore atletico Umberto Ferrara e l’osteopata Andrea Cipolla. Una frase inaspettata, un tono brusco, e la clip ha fatto il giro del mondo nel giro di pochi minuti. A quel punto, l’unico che non si è scomposto è stato proprio Cahill, rimasto impassibile nonostante la tensione.
Dallo sfogo improvviso alla reazione del team
Il set sembrava scorrere senza intoppi: 6-3 nel primo e vantaggio 3-1 nel secondo. Poi, sullo 0-15 del turno di battuta, Sinner ha perso il punto e si è voltato verso il suo staff, accennando con il braccio un chiaro invito a sostenerlo. Il game è svanito a zero, Shelton ha ripreso il break e l’aria si è fatta improvvisamente più tesa. Durante il cambio campo, il 24enne altoatesino si è lasciato andare a parole dirette verso il box: “Io faccio un break e voi ve ne state seduti”, aggiungendo un “fucking” per sottolineare il fastidio del momento. Ferrara ha provato a reagire con un “alé alé, forza”, mentre il volto di Cahill è rimasto immobile, come a voler spegnere sul nascere qualsiasi scintilla. Una scena rara: Sinner che perde la sua calma, e il suo staff che resta in silenzio totale.
Tutto si chiude con un abbraccio
La polemica si è dissolta con la stessa velocità con cui era nata. Sinner ha ripreso il controllo del match, ha brekkato di nuovo Shelton all’ottavo gioco e ha chiuso anche il secondo set 6-3, mettendo fine a ogni possibile discussione tattica. Poi, dopo il match, il gesto che ha parlato più di qualsiasi dichiarazione: l’abbraccio a Cahill, simbolico, pieno, silenzioso. Il coach australiano ha 60 anni, e quella stretta è sembrata anche un tentativo velato di convincerlo a non lasciare il team dopo il prossimo Australian Open, dove dovrebbe ritirarsi. Nessuna parola accessoria, perché nel mondo di Sinner spesso basta un gesto per dire tutto. Ora, per il numero uno d’Italia, arriva la semifinale contro Alexander Zverev, riedizione della sfida di Vienna di una settimana fa.