Riforma della Giustizia, Di Pietro: “I magistrati devono fare autocritica, troppe vite rovinate”

L’ex pm di Mani Pulite difende la riforma della giustizia: “Serve un sistema disciplinare terzo, il Csm ha perso credibilità”.

“Troppi magistrati si sono sostituiti al ruolo dell’accusa”

Durante la trasmissione In Onda su La7, condotta da Luca Telese e Marianna Aprile, Antonio Di Pietro è intervenuto con toni diretti sullo scontro tra magistratura e governo riguardo alla riforma della giustizia, approvata dal Parlamento e prossima al referendum confermativo. “Ma vogliamo avere il coraggio, l’umiltà, la responsabilità di dire che un po’ di autocritica i magistrati devono farla?” ha chiesto l’ex pm, sottolineando come, a suo giudizio, “non tutti hanno fatto il loro dovere in questi anni”.
Di Pietro ha poi aggiunto: “Dal ruolo di chi deve cercare chi ha commesso un reato, molti magistrati sono passati al ruolo di chi indaga per vedere se qualcuno ha commesso un reato. Così si distruggono persone innocenti che magari vengono assolte, ma intanto mediaticamente restano segnate per sempre”. L’ex simbolo di Mani Pulite ha parlato con cognizione di causa, ricordando la propria esperienza da magistrato e politico: “Lo dico perché ho messo tante giacchette, so di cosa parlo”.

Il sostegno alla riforma del governo Meloni

In un’intervista a La Stampa, Di Pietro ha spiegato perché appoggia la riforma del governo Meloni, prendendo le distanze da parte della magistratura che si oppone. “Far credere che la riforma riguardi solo la separazione delle carriere è una falsa rappresentazione. I numeri sono irrisori. I veri contenuti sono il sorteggio dei membri del Csm e l’Alta Corte disciplinare”, ha affermato. L’ex magistrato ha poi criticato il cosiddetto “modello Palamara”, sostenendo che “all’interno del Csm non c’è più credibilità, e per questo serve un organo terzo che garantisca imparzialità e trasparenza”.

“Basta correnti e scambi di favori nella magistratura”

Secondo Di Pietro, il problema principale della giustizia italiana non risiede nelle leggi ma nelle dinamiche interne al sistema giudiziario: “Chi rappresenta la magistratura deve essere indipendente e non appartenere a correnti che si scambiano favori alla palamaresca maniera”. Il suo intervento ha suscitato ampio dibattito, soprattutto perché arriva da uno dei protagonisti storici delle inchieste di Tangentopoli, oggi favorevole a una riforma che una parte consistente della magistratura considera pericolosa. Con le sue parole, Di Pietro si unisce a figure come Cesare Salvi, Emma Bonino e Vincenzo De Luca, che nelle ultime settimane hanno espresso un sostegno esplicito alla linea del governo in materia di giustizia.

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