Sanremo la moglie del vigile che timbra in mutande dice noi abitiamo li

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La notizia dell’arresto di 35 dipendenti del comune di Sanremo per assenteismo è stata una delle più cliccate degli ultimi giorni.

Le immagini che riprendevano un impiegato che in mutante timbrava il cartellino hanno fatto il giro d’Italia e non solo.

L’uomo in mutante ha un nome, si chiama Alberto Muraglia ed è un vigile urbano di Sanremo ora ai domiciliari.

Sulla vicenda l’uomo per ovvi motivi non ha potuto rilasciare interviste ma al suo posto lo ha fatto la moglie che ha rilasciato al “corriere” alcune dichiarazioni sulla vicenda.

La moglie del vigile urbano ripreso in mutante dalle telecamere nascoste dei carabinieri ha detto che: “Alberto è sempre stato un motivo di orgoglio per il Comune e adesso guarda cosa doveva capitare…”.

Secondo la moglie il marito era un lavoratore modello tanto da avere due mansioni nel comune di Sanremo: “una doppia attività come custode del mercato annonario che praticamente è casa sua, il suo appartamento è dentro al mercato, e italiano di fiducia dei reali del Belgio per vent’anni”.

La donna al giornalista del “Corriere” dichiara che per ogni accusa il marito ha prove e testimoni: “Per ciascun fatto abbiamo le prove che niente è come è stato descritto nelle accuse. Dicono che si allontanava dal servizio e invece abbiamo carte e testimoni che dimostrano che stava lavorando eccome! Dicono che timbrava in ritardo per far la cresta sugli straordinari eppure non ha mai preso un centesimo di straordinario se non richiesto e approvato dai suoi superiori per motivi certificati”.

La donna giustifica anche il video che riprendere la figlia che timbrava al comune al posto del marito: “È che magari si ricordava del timbro mentre era sotto la doccia e ci diceva: per favore vai tu? Non era un imbroglio, mi creda. Noi siamo gente perbene”.

La moglie del vigile, che si chiama Adriana, spiega anche perché il marito andava a timbrare in mutante affermando che il suo appartamento è attiguo al comune: “Per questo, andava a timbrare in mutande se si ricordava di farlo fuori tempo massimo, quando si era già messo in libertà”.