Libia, la rabbia della moglie di Failla, non accetterò funerali di Stato

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Rosalba Castro, moglie di Salvatore Failla uno dei due tecnici uccisi in Libia, ha voluto rendere noto il suo pensiero sulla morte di suo marito in una concitata conferenza stampa. La donna, che ha voluto accanto a se le due figlie Erica ed Eva, ha fatto ascoltare l’ultima drammatica conversazione telefonica con il marito.

La telefonata è avvenuta lo scorso 13 ottobre, giorno in cui i rapitori del povero tecnico italiano concessero a Salvatore Failla di sentirsi con la moglie. La conversazione telefonica inizia con il saluto di Salvatore Failla alla moglie: “Ciao sono Salvo…I miei compagni sono stati portati via. Sono solo ed ho bisogno di cure. Parla con la stampa. Cerca di muovere tutto quello che puoi”.

Durante la conversazione, per pochi secondi, Rosalba Castro parla con i rapitori di suo marito e chiede che fine hanno fatto i colleghi del marito. La conferenza stampa di Rosalba Castro ha voluto rimarcare l’inerzia in questi mesi del governo italiano che non ha tentato di risolvere politicamente il caso dei quattro tecnici italiani rapiti.

Rosalba Castro ha dichiarato che ‘Nessuno ci ha aiutato a riportare a casa i nostri cari’. La moglie del tecnico italiano ucciso in Libia ha anche detto che ha potuto parlare solo ora perché prima le autorità italiane le avevano consigliato di non farlo per non compromettere le trattative in corso con i rapitori.

Gli uomini del ministero degli esteri avevano anche consigliato alla moglie di Salvatore Failla di evitare qualsiasi conversazione telefonica con i rapitori di suo marito. Rosalba Castro ha dichiarato che: “dopo la telefonata mi è stato detto da chi stava lavorando al caso di non rispondere più al telefono, di stare zitti, di non parlare con nessuno dei rapitori. Mi sono rivolto al ministero degli Esteri e ci dicevano che a mio marito era stato imposto di dire così, ma secondo me Salvo mi chiedeva davvero aiuto, perché la voce era sofferente, sentivo che soffriva”.

La moglie del tecnico Failla ha rilasciato parole forti contro lo Stato: “Non ci hanno messo in condizioni di aiutarlo, abbiamo fatto ciò che ci hanno detto e non è servito a niente. Non ci interessano i funerali di Stato, dove è lo Stato?”

Intanto il ministro degli esteri italiano, Paolo Gentiloni ha voluto precisare che per i due italiani che sono stati liberati e che sono arrivati in Italia sani e salvi il governo non ha pagato alcun riscatto. Il titolare del dicastero degli esteri ha voluto precisare che, per il momento, il governo italiano non ha in programma un intervento militare in Libia.

Intanto l’Isis non si ferma e tramite il web arrivano nuove minacce al nostro paese. I terroristi islamici dicono di essere pronti ad una nuova crociata contro le forze italiane nel caso di un intervento del nostro esercito in Libia. I terroristi islamici hanno minacciato altri due paesi che dovrebbero inviare truppe in Libia, la Francia e la Gran Bretagna.

Le salme dei due tecnici italiani Failla e Piano sono arrivati nella nottata di ieri a Ciampino. A trasportare i corpi dei due tecnici è stato un aereo C130.  Intanto è stato confermato che i due italiani non sono morti, come si era ipotizzato in un primo momento, con un colpo alla nuca, ma crivellati di colpi partiti da alcune mitragliatrici in seguito ad un conflitto a fuoco tra i rapitori e l’esercito regolare libico.

Luisa Regimenti e Orazio Cascio, periti della famiglia Failla, hanno dichiarato che: “Chi ha svolto l’autopsia di Failla non ci ha lasciato molto per poter ricostruire come il nostro connazionale è: non ci sono arrivati gli abiti, non ci è arrivato il video dell’autopsia e sono stati asportati lembi di pelle attorno ai fori di proiettile che ci impediscono di capire se siano d’entrata o d’uscita. E di conseguenza da quanti colpi la vittima è stata raggiunta. Così non possiamo stabilire nemmeno la distanza da dove siano stati sparati, né da quale direzione”.