Sigaretta elettronica: stangata in arrivo, quanti italiani usano e-cig, no vendita farmacie

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La novità della sigaretta elettronica, quale deterrente per gli accaniti fumatori,  dopo il boom iniziale, certamente dovuto per la curiosità in gran parte, registra ultimamente dati non troppo confortanti. Infatti, solo il 10% sembra aver optato totalmente per il rimedio elettronico, sei fumatori su dieci stanno tentando di diminuire il numero di sigarette giornaliere.

La percentuale più alta, il 22% invece  rimane fedele alla sigaretta tradizionale e peraltro fuma anche anche le e-cig. I più giovani pensano che questo rimedio sia la strada giusta per smettere di comprare le sigarette tradizionali, anche perché convinti del minor danno che esse possano causare alla salute.

È noto che sono ben due milioni di italiani che hanno provato la e –cig per la curiosità di vedere com’è e sperimentare un nuovo modo di fumare, ma solo 500.00 persone sono passati solo ed esclusivamente alla e-cig. I dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità e anche quelli della Doxa informano della enorme divulgazione della sigaretta elettronica dovuto anche all’apertura di una moltitudine di attività commerciali che vendono solo ed esclusivamente questo prodotto.

In America, il mercato della sigaretta elettronica ha prodotto circa un miliardo di dollari e, secondo alcuni analisti del settore, la cifra è destinata a crescere a dismisura al punto che supererà, di qui a dieci anni, il mercato e quindi gli introiti di quello della sigaretta tradizionale. In Italia il 95,6% degli “abiutè”  della e-cig protende per la sigaretta con liquido che contiene nicotina, il che per chi fuma anche sigarette con tabacco significa inspirare una percentuale della nicotina molto più alta vista la dualità della modalità del fumo.

Quel che allarma è che c’è una fascia di giovani fumatori di e-cig tra i 15 e i 24 anni che sono il doppio dei fumatori di sigarette tradizionali tradizionali (23,6% contro l’11,6%). L’attuale Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, si è presentata contraria alla proposta di elencare la e-cig tra i farmaci come paventato da alcune Nazioni europee anche se la quantità di nicotina non è tra le più moderate.

La Lorenzin porta avanti la causa dell’anti tabagismo e rileva come il nostro Paese sia tra quelli che combattono per tale causa. Infatti, secondo alcuni istituti di ricerca, la e-cig pur essendo meno nociva della sigaretta tradizionale, provocherebbe egualmente dei danni e anche dipendenza. Questa è anche l’opinione di altri paesi europei che si battono contro una impensabile quantomeno assurda normativa che vuole la vendita della e-cig nelle farmacie.

I cittadini penserebbero che se acquistabile presso un presidio del genere, la sigaretta elettronica non è così dannosa come molti voci vogliono, ma in realtà si creerebbe solo un pensiero ed una pubblicità errata e pericolosa.

Il Consiglio Superiore della Sanità ha anche proposto che la e-cig sia vietata ai minorenni, così introducendo anche il divieto ferreo di poter fumare nelle scuole pubbliche e che tale divieto segua quello già comunicato per i pubblici uffici. L’unico lato positivo, ad oggi, delle e-cig è che la smodata vendita che c’è e c’è stata dalla loro apparizione sul mercato ha costituito una risorsa economica per le casse dello Stato non da poco.

Di qui, la pensata di assoggettare ad un una imposta del 58,5% del prezzo di vendita al pubblico di quei “prodotti contenenti nicotina o altre sostanze, idonei a sostituire i tabacchi lavorati, nonché i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo”. Tutto questo anche per colmare il vuoto del mancato aumento della percentuale dell’iva previsto per il 1 luglio dal vecchio Governo e rinviato di 6 mesi dall’attuale esecutivo.

Se si è pensato che questo genere di commercio non fosse gravato pesantemente come quello del tabacco tradizionale,  la pensata è stata del tutto sbagliata. A nulla vale la motivazione che le e-cig sono state introdotte per limitare il più possibile i danni del fumo ed il costo a carico del sistema nazionale sanitario delle patologie derivanti da tale vizio: adesso, le e-cig portano grossi introiti alle casse statali a cui non si vuole e non si può rinunciare soprattutto in un momento di contingenza economica come l’attuale.