Emergenza Covid-19, il racconto di un trentenne giornalista pugliese positivo al virus “Per giorni ho vissuto la fame d’aria, i miei polmoni erano come una busta bucata”

Il racconto della malattia vissuta in prima persona da un giornalista trentenne pugliese di Teleradio Padre Pio.

Il giornalista ha parlato della sua lotta contro il virus. Di come lo ha contratto e come sono stati duri alcuni giorni.

Il primo tampone risale al 18 aprile. Il 30enne è stato contagiato dalla moglie, operatrice sanitaria dell’Ospedale Casa Sollievo della sofferenza a San Giovanni Rotondo.

Il giovane giornalista racconta il suo primo tampone: “Tutti abbiamo in mente l’immagine della processione delle bare di Bergamo sui camion dell’esercito, ma andare a San Marco in Lamis nella tenda della Protezione civile per il tampone e vedere in fila 60 macchine, tutti in attesa, come in una processione, di essere tamponati dà una sensazione molto simile. Lì noti il dramma collettivo del Coronavirus, il dramma della comunità, che purtroppo pochi hanno percepito qui in provincia di Foggia”.

Leonardo Favia, così si chiama il giornalista è risultato uno dei 57 guariti ieri dal Covid-19.

Leonardo ha iniziato ad avere tutti i sintomi del Covid 19, perdita dell’olfatto e febbre sopra i 38° gradi.

“Per la nostra esperienza la Asl è stata molto disponibile, con noi sono stati eccellenti e bravissimi. Io ho fatto il tampone ai primi sintomi, il 17 di venerdì, il 18 ho avuto il risultato positivo e il 19 mi è stata già assegnata la terapia sperimentale, col protocollo che prevede il consenso del paziente. Nel nostro caso ci hanno portato a casa l’antibiotico con l’azitromicina, l’antimalarico per 10 giorni e le iniezioni di sele-eparina, una eparina a basso dosaggio, che serve per intrappolare il virus. Non so dire se i farmaci sono stati efficaci o se l’evoluzione del virus per noi ha fatto il suo corso, il mix di farmaci è una sorta di terapia preventiva, l’unica cura, l’unico rimedio in casa resta il paracetamolo. Ma l’Asl con il medico che ci ha preso in carico ci è stata di conforto, sono stati molto disponibili, ci chiamavano ogni giorno. Io mi sono negativizzato subito, dopo 3 settimane. Non ho mai avuto la febbre altissima, ma per un paio di sere ho vissuto la cosiddetta fame d’aria”.

Cosa si prova? “Provi a respirare, ma è come se i polmoni non rispondessero, per circa 20 minuti ho avuto la sensazione che i polmoni fossero una busta bucata. Solo con degli esercizi respiratori ho superato questa brutta fase. Per due sere consecutive ho vissuto questa esperienza, penso fosse il picco del virus. Ho avuto paura. Un altro momento difficile è stato quello della perdita del gusto e dell’olfatto. Amo molto la tavola, amo il vino. Una sera mi è capitato, mentre cenavo, di fare tre sternuti. Alla ripresa del boccone, l’olfatto e il gusto erano completamente spariti. Il virus te li annulla completamente. Non sentivo più neppure la popò del pannolino di mio figlio. Non senti niente. Con la stessa forza con cui se ne sono andati, olfatto e gusto sono tornati, improvvisamente”.

Un avvertimento:  “Con la fase 2 c’è stato il liberi tutti, soprattutto tra i ragazzini. Non è vero che il virus non c’è più, purtroppo c’è e sta facendo tanti danni. Io ho vissuto l’isolamento forzato e posso dire che non è bello stare a casa, in una condizione così drammatica. Spero che tutti gli adolescenti e con loro i loro genitori capiscano il rischio che ancora si corre. Il mio consiglio è di essere prudenti. Qui a San Giovanni ci sono tante famiglie segnate dal virus, c’è chi fa 7 tamponi prima di uscirne. All’ottavo tampone non puoi che sperare”.