Orietta Berti lascia tutti senza parole: “Quando ero al Grande fratello ecco dove mi sembrava di essere”

Orietta Berti ha da poco terminato la sua esperienza come opinionista al Grande fratello vip e le dichiarazioni che ha rilasciato sono state vere e dirette come è sempre lei.

Orietta Berti senza mezzi termini: “Quando ero al grande fratello vip mi sembrava di essere al circo, ecco perchè”

Orietta Berti ha rilasciato una lunga intervista alla rivista “Nuovo” in occasione della quale ha molto parlato sia di sè stessa che della recente esperienza come opinionista al grande fratello vip.

Di questa esperienza, dove ha avuto il ruolo di opinionista accanto alla moglie di Paolo Bonolis, Sonia Bruganelli, ha detto che lo studio da dove trasmettevano era una tensostruttura perché lo studio precedente era stato incendiato e i loro camerini erano nella roulotte. A questo proposito ha detto: “Insomma sembrava di essere al circo”.

Orietta Berti diretta sulle voci di crisi tra Sonia Bruganelli e Paolo Bonolis

Sempre la stessa intervista al settimanale Nuovo è stata occasione per parlare delle voci insistenti sulla crisi tra Sonia Bruganelli e Paolo Bonolis e, a questo proposito la Berti ha detto di non credere affatto a queste voci e poi ha detto che, secondo lei, il segreto della riuscita di un matrimonio è l’elasticità nel rapporto che lei ha spiegato così dando la colpa della fine dei matrimoni all’orgoglio: “Bisogna essere elastici perché l’orgoglio è uno dei più grandi nemici delle coppie”.

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Poi ha anche parlato del rapporto molto bello con Sonia Bruganelli che le ha chiesto di rimanere in contatto dopo la fine del programma e la Berti, a questo proposito, ha detto: “Io ho sempre paura di disturbare e mi limito ad inviarle messaggini”.

Orietta Berti ha inciso un singolo dal titolo: ‘Il coraggio di chiamarlo amore’ sulla violenza sulle donne e, a questo proposito, ha detto: “Un argomento sempre attuale, perché, nonostante tutto, l’uomo violento, purtroppo, esisterà sempre. Ogni anno aumentano le denunce e le morti violente per mano di fidanzati, compagni, mariti. Tante sono ancora le donne che non hanno il coraggio di parlare e nascondono i soprusi per paura e per difendere i propri figli, succubi di una società che tutela ancora troppo poco le madri, le donne”.

E poi ha anche aggiunto: “Per denunciare è necessario avere delle ferite visibili, ma è più difficile mostrare le ferite psicologiche, quelle che rimangono per sempre. È un messaggio che non è una novità, ma credo sia una responsabilità per chi come me ha la possibilità di ‘alzare’ la voce, farlo. Non è mai abbastanza. ‘Il coraggio di chiamarlo amore’ racconta di quando non è più amore, ma una prigione che priva la donna del diritto fondamentale alla vita. Nessuno può girare la faccia dall’altra parte fingendo di non vedere, divenendo, così, complici della violenza”.