Ex calciatore si butta sotto un treno, il triste epilogo di una vita difficile, parla l’ex collega

Una vita segnata dalla clandestinità e dal crimine termina tragicamente con il suicidio di Marco Muller, ex calciatore svizzero, latitante per 36 anni.

Ribattezzato il “Robin Hood svizzero” per le rapine senza violenza, la sua storia racconta un intricato intreccio tra il mondo dello sport e il sottobosco criminale.

La vita di Muller tra calcio e criminalità

Marco Muller, centrocampista con esperienze nelle nazionali giovanili svizzere e nello Young Boys negli anni ’70, sembrava destinato a una carriera luminosa nello sport. Tuttavia, il destino lo ha portato su una strada diversa. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, Muller ha intrapreso una vita criminale, compiendo audaci rapine senza mai fare uso di armi da fuoco. Questo particolare, insieme alla sua abilità nel rubare dove c’erano molti soldi, gli ha valso il soprannome di “Robin Hood svizzero”. Il contrasto tra la sua promettente carriera sportiva e il suo coinvolgimento nel crimine rende la sua storia ancora più sorprendente e complessa.

La fine tragica di un “Fantasma”

Dopo aver evaso due volte dalla prigione, nel 1988 Muller è scomparso nel nulla, diventando un vero e proprio fantasma per le autorità. Le sue tracce si sono perse completamente, alimentando leggende e misteri attorno alla sua figura. Tuttavia, nel febbraio di un anno recente, il suo corpo senza vita è stato ritrovato sui binari della ferrovia vicino alla sua città natale, Bassecourt, nel Canton Giura. Questo triste epilogo ha chiuso un capitolo oscuro e misterioso nella vita di Muller, confermando la tesi del suicidio secondo la Procura.

Le parole di Yves Girard, un ex collega di lavoro di Muller, gettano luce su un aspetto meno noto della sua personalità criminale. Nonostante le sue azioni audaci nel mondo del crimine, Muller non è mai stato violento, dimostrando una sorta di codice d’onore che lo separava dai tradizionali criminali. Questo contrasto tra il suo comportamento criminale e la sua mancanza di violenza potrebbe aver contribuito al suo soprannome di “Robin Hood svizzero”, suggerendo un’anomalia nel mondo oscuro del crimine.

La vita e la morte di Marco Muller raccontano una storia intricata di una figura complessa, sospesa tra due mondi opposti. Il suo nome rimarrà legato al mondo dello sport e al crimine.