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Diritto e Rovescio, Piantedosi risponde sul caso Ramy, “Primo fattore è che non si sono fermati all’alt”

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi interviene sui recenti casi di Milano e Brescia, difendendo le operazioni delle forze dell’ordine e promettendo maggiore attenzione.

La morte di Ramy a Milano

Sul caso di Ramy, il 19enne deceduto a Milano durante un inseguimento dei carabinieri, il ministro Matteo Piantedosi ha dichiarato: “Giudicherà l’autorità giudiziaria. I carabinieri hanno consegnato tutti i video, altri valuteranno quanto accaduto”. Intervenendo al programma Dritto e rovescio su Rete 4, il ministro ha ribadito che la mancata sosta all’alt è stata il fattore scatenante della pericolosità della situazione: “Il primo elemento per evitare pericoli per sé stessi e per gli operatori è fermarsi all’alt”.

Il ministro ha risposto anche alle critiche del sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha attaccato l’operato dei carabinieri: “Ci sono carabinieri che sbagliano, ma la maggioranza fa le cose giuste. Lì hanno sbagliato: un inseguimento notturno di venti minuti non è accettabile, e le parole del video sono inaccettabili”, ha affermato Sala.

Abusi denunciati in questura a Brescia

Sul caso delle presunte pratiche abusive denunciate in questura a Brescia, Piantedosi ha difeso l’operato della Polizia, definendo le perquisizioni effettuate “in piena regolarità”. Tuttavia, il ministro ha espresso rammarico per il disagio causato: “Mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso”.

Piantedosi ha chiarito che queste pratiche, pur essendo consentite e a volte prescritte, devono essere condotte con estrema attenzione: “Ho condiviso con il capo della Polizia l’esigenza di rafforzare l’indicazione agli operatori che queste pratiche siano caratterizzate da proporzionalità e adeguatezza agli scenari”.

Relazione e chiarimenti sulle pratiche operative

Il ministro ha confermato di aver richiesto una relazione dettagliata sull’episodio: “Al di là di come è stata rappresentata, si tratta di una pratica operativa consentita, una variante delle perquisizioni, che per le donne viene effettuata da personale femminile. Se qualcuno si è sentito offeso, sono il primo a rammaricarmene”.

Piantedosi ha concluso ribadendo che l’intenzione degli operatori non era di ledere sensibilità, sottolineando che tutto si è svolto nel rispetto delle regole: “Quando c’è collaborazione da parte dei soggetti coinvolti, le perquisizioni non diventano forzate”.