Il piano di Giorgia Meloni per rafforzare ancora la sua leadership, elezioni anticipate e referendum sul Premierato
L’ipotesi di scioglimento anticipato delle Camere per allineare il voto politico con le elezioni nei grandi Comuni e massimizzare l’effetto traino del centrodestra. Il referendum sul premierato slitta al 2028.
Il piano per accorpare politiche e comunali nel 2027
Il centrodestra sta valutando la possibilità di anticipare la fine della legislatura a marzo 2027, in modo da tenere le elezioni politiche a giugno dello stesso anno. L’obiettivo è quello di accorpare il voto nazionale con le amministrative nelle grandi città, sperando in un effetto traino che possa favorire la maggioranza.
Nel 2027, infatti, si rinnoveranno le amministrazioni di Roma, Milano, Napoli, Bologna, Venezia e Torino, oltre a numerosi altri comuni andati al voto nel 2021. Esclusa Venezia, tutte queste città sono oggi amministrate dal centrosinistra, e il centrodestra potrebbe puntare a ribaltare i risultati sfruttando la spinta del voto nazionale.
Riforma della legge elettorale per i sindaci
Parallelamente, il governo sta lavorando a una modifica del Testo unico sugli Enti locali, con l’idea di abbassare dal 50% al 40% la soglia per il ballottaggio nei comuni sopra i 15.000 abitanti. Una riforma che favorirebbe il centrodestra, visto che nei secondi turni il centrosinistra tende a ricompattarsi e ottenere risultati migliori, come dimostrato dalla vittoria di Roberto Gualtieri a Roma nel 2021.
Voto in autunno da evitare: la lezione del 2022
Il piano ha anche una motivazione di carattere organizzativo e politico: evitare nuove elezioni in autunno. Il voto del 25 settembre 2022, resosi necessario dopo la caduta del governo Draghi, ha creato difficoltà nella preparazione della Legge di Bilancio, con il rischio di dover ricorrere all’esercizio provvisorio.
Su questo punto è intervenuto Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, confermando che l’ipotesi è stata discussa più volte nei vertici di maggioranza a Palazzo Chigi:
“Per ora è solo un’ipotesi, visto che lo scioglimento delle Camere è prerogativa del Capo dello Stato, ma anticipare il voto eviterebbe una campagna elettorale estiva e i rischi di una manovra finanziaria frettolosa.”
Il referendum sul premierato slitta al 2028
In questo scenario prende corpo anche un altro tassello strategico: spostare il referendum costituzionale sul premierato dopo le elezioni politiche, nel 2028.
L’iter della riforma proposta dalla ministra Elisabetta Casellati sta subendo un rallentamento alla Camera dopo l’approvazione in Senato, e la seconda lettura potrebbe avvenire non prima del 2027.
L’idea è quella di evitare un verdetto popolare prima della fine della legislatura, ricordando il caso della riforma costituzionale di Matteo Renzi nel 2016, che portò alla sua caduta dopo la bocciatura nel referendum.
Allo stesso tempo, il governo punta a completare entro questa legislatura l’altra riforma costituzionale cruciale, quella sulla separazione delle carriere dei magistrati, che potrebbe anch’essa finire al vaglio di un referendum confermativo.
Focus sulle elezioni regionali del 2025
Nel frattempo, l’attenzione della maggioranza è rivolta alle elezioni regionali del 2025, che riguarderanno Veneto, Toscana, Campania, Puglia e Marche.
In particolare, in Veneto, il governatore Luca Zaia avrebbe preferito posticipare il voto al 2026 per poter restare in carica fino alla fine delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, ma la proposta è stata scartata dal ministro Roberto Calderoli. Il nodo del terzo mandato di Zaia resta comunque un tema da risolvere per il centrodestra.
Una strategia elettorale in costruzione
L’ipotesi di anticipare il voto al 2027 rientra in una più ampia strategia elettorale della maggioranza, che punta a rafforzare il proprio consenso nelle città e a evitare scossoni politici prima del referendum sul premierato.
Se questa ipotesi si concretizzerà, il centrodestra potrebbe affrontare le elezioni in un momento favorevole, sfruttando sia il vantaggio nei sondaggi sia le riforme elettorali in corso di approvazione. Tuttavia, la decisione finale spetterà al Presidente della Repubblica, e le dinamiche politiche dei prossimi due anni potrebbero ancora riservare sorprese.