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Aumenti fiscali in Emilia-Romagna e Toscana: il Pd alza le tasse per coprire i deficit

La decisione delle regioni Emilia-Romagna e Toscana di alzare le tasse ha suscitato un ampio dibattito politico e sociale, alimentando polemiche e reazioni trasversali. Le due amministrazioni regionali, entrambe guidate dal Partito Democratico, hanno optato per aumenti dell’Irpef e di altre imposte, come risposta a disavanzi nelle rispettive sanità e alle necessità di bilancio.

Aumento delle imposte in Emilia-Romagna: l’annuncio di de Pascale

L’amministrazione della Regione Emilia-Romagna, sotto la guida del presidente Michele de Pascale, ha recentemente presentato una serie di misure fiscali destinate a incrementare le entrate regionali. In particolare, l’aumento dell’Irpef per le fasce di reddito più elevate è uno degli interventi principali. L’aliquota dell’addizionale regionale sarà infatti alzata per i contribuenti con redditi tra i 28.000 e i 50.000 euro, e per quelli con reddito superiore ai 50.000 euro. Queste modifiche dovrebbero generare circa 200 milioni di euro, con l’intento di coprire il disavanzo di circa 200 milioni di euro nel settore sanitario regionale. Davide Baruffi, assessore al Bilancio, ha spiegato che la misura si è resa necessaria a causa dei mancati trasferimenti dal fondo sanitario nazionale e del tentativo di evitare tagli nei servizi sanitari.

Oltre all’Irpef, sono previsti aumenti anche per l’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, e il bollo auto, che vedrà un incremento del 10%. A tale manovra si aggiunge l’introduzione di un ritocco sui ticket sanitari per alcuni farmaci. Questo pacchetto di misure, pur sollevando dubbi e critiche, ha l’obiettivo di salvaguardare il sistema sanitario pubblico della regione, che secondo de Pascale ha un bisogno urgente di risorse. La posizione della Regione, come confermato dal governatore, è di non voler ridurre l’offerta sanitaria, ma di chiedere un contributo straordinario per compensare la carenza di fondi.

Toscana: aumento dell’Irpef e sfide fiscali

Anche la Regione Toscana, guidata dal presidente Eugenio Giani, ha intrapreso una strada simile. Qui, l’aliquota dell’Irpef regionale verrà aumentata per i contribuenti con redditi tra i 28.000 e i 50.000 euro, passando dall’1,68% al 3,32%. L’aumento medio annuo per ogni cittadino in questa fascia di reddito sarà di circa 117 euro. Per coloro che guadagnano oltre 50.000 euro, l’addizionale regionale passerà dal 1,73% al 3,33%. Questo intervento si inserisce in un contesto di difficoltà finanziaria, con il bilancio sanitario della regione che nel 2023 ha registrato un disavanzo di 251 milioni di euro. Il ricorso a questo incremento delle imposte era quindi ritenuto necessario dal governatore Giani per risanare la situazione.

Le misure fiscali adottate in Toscana, come quelle in Emilia-Romagna, hanno scatenato una dura opposizione, in particolare da parte dei partiti di centrodestra, che hanno accusato le amministrazioni regionali di scaricare la responsabilità della cattiva gestione sulla mancanza di fondi a livello nazionale. In Toscana, la decisione di alzare l’Irpef era stata presa già a fine 2023, per compensare il deficit. Gli effetti dell’aumento si faranno sentire sui contribuenti dal primo stipendio di quest’anno.

Le reazioni politiche e sociali a queste manovre sono state forti, con diverse voci che sottolineano come gli aumenti fiscali rischiano di gravare ulteriormente sulle famiglie e sulle imprese locali in un periodo già difficile. Tuttavia, le amministrazioni regionali difendono le loro scelte come necessarie per la salvaguardia dei servizi pubblici e della sanità, settori che ritengono fondamentali per il benessere dei cittadini.