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Vertice a Palazzo Chigi, nervi tesi tra Meloni e Salvini sul riarmo Ue, la Premier “Matteo parli come quelli del Pd”

Alta tensione nel governo: Giorgia Meloni si scontra con Matteo Salvini sul piano europeo per la difesa. La premier chiede compattezza e stop alle polemiche interne.

Scontro sul riarmo: Meloni contro Salvini

Clima teso a Palazzo Chigi nel vertice tra Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre ai ministri Guido Crosetto e Raffaele Fitto. Il nodo del confronto è il piano Rearm Europe della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

La premier ha mostrato irritazione per la posizione assunta dal leader della Lega, che negli ultimi giorni si è schierato contro il riarmo dell’Ue, accostando la propria posizione a quella dell’opposizione. “Non è normale dire le stesse cose di Elly Schlein”, avrebbe detto Meloni, infastidita dall’atteggiamento dell’alleato. “Basta con i giochini”, ha aggiunto, pretendendo maggiore serietà e unità nella maggioranza.

Secondo fonti governative, il timore della premier è che il Carroccio stia cercando di capitalizzare sul malcontento popolare verso l’aumento delle spese militari, minando la posizione italiana nel negoziato europeo.

La strategia di Palazzo Chigi e i distinguo su Rearm Europe

La posizione italiana sul piano di riarmo non è di chiusura, ma il governo intende muoversi con cautela. Meloni ha condiviso con Crosetto una linea chiara: supportare la proposta, ma con alcune condizioni.

In particolare, Palazzo Chigi chiede di rivedere la possibilità di utilizzare i fondi di coesione per finanziare il riarmo. Tali risorse sono considerate fondamentali per le regioni meridionali e il governo non intende accettare un loro possibile dirottamento verso la spesa militare.

Un altro elemento critico è l’impatto che il piano potrebbe avere a favore dell’industria bellica francese. Il sospetto del governo è che la Francia, grazie a una filiera più consolidata, possa beneficiare in modo sproporzionato delle commesse europee, a discapito dell’industria italiana della difesa.

Il rischio di un nuovo scontro con Bruxelles

La posizione italiana, pur favorevole a una maggiore integrazione della difesa europea, mira quindi a bilanciare prudenza e realismo. Il governo non intende sfilarsi dal piano, ma vuole evitare che venga percepito come una decisione imposta da Bruxelles.

Nel frattempo, cresce la pressione politica. Tajani, sempre più insofferente verso la strategia di Salvini, sostiene la necessità di mantenere una posizione chiara in Europa. Il timore, infatti, è che il dibattito interno alla maggioranza possa indebolire il peso dell’Italia nei negoziati con gli altri Paesi membri.

L’obiettivo di Meloni è mantenere l’equilibrio tra la necessità di garantire la sicurezza europea e il consenso interno, consapevole che il tema delle spese militari potrebbe diventare un fattore chiave nelle prossime tornate elettorali.

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