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Pd partito in bilico, domani il voto decisivo a Strasburgo, Prodi e Veltroni silurano la Schlein, “Ok al riarmo della UE”

Il Partito Democratico si avvicina a un voto che potrebbe sancire una nuova frattura interna. Mentre l’Europarlamento si prepara a esprimersi sul piano Rearm EU, il partito si divide tra chi sostiene il progetto e chi lo osteggia. Nel frattempo, cresce la pressione su Elly Schlein, con voci critiche che arrivano anche dai “padri nobili” del centrosinistra.

Il voto sul riarmo e la frattura interna

Il Parlamento europeo si appresta a votare sulla risoluzione a sostegno del piano Rearm EU, proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Un passaggio che si preannuncia delicato per il Pd, già attraversato da forti tensioni interne.

La delegazione dem potrebbe infatti spaccarsi: da un lato i riformisti, guidati da Pina Picierno e Giorgio Gori, favorevoli al piano di rafforzamento della difesa europea; dall’altro la maggioranza del partito, vicina alla segretaria Elly Schlein, intenzionata ad astenersi. Più netta la posizione del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra, che si opporranno con decisione al piano.

A complicare ulteriormente il quadro, il dissenso crescente all’interno del partito. Paolo Gentiloni, Luigi Zanda, Enrico Letta e Walter Veltroni hanno espresso posizioni più allineate a quelle europeiste, prendendo le distanze dalla segretaria. Romano Prodi, intervenendo su Fabio Fazio, ha definito gli 800 miliardi di euro previsti dal piano come “una tappa per arrivare alla difesa comune”.

La difficile posizione di Schlein

La leader dem si trova in una posizione sempre più complicata. Da Bruxelles emergono tentativi di mediazione, con i socialisti europei pronti a concedere una maggiore centralizzazione della spesa per le armi, senza però mettere in discussione la sostanza del progetto Rearm. Tuttavia, la trattativa potrebbe non bastare per ricompattare il partito.

L’ipotesi di astensione al voto rischia di aprire una frattura insanabile con l’ala riformista del Pd, mentre un improvviso cambio di rotta a favore del piano potrebbe comunque lasciare il segno, aggravando le tensioni già esistenti.

Nel frattempo, la manifestazione del 15 marzo a Piazza del Popolo, inizialmente pensata come un evento pro-europeo, sembra ormai destinata a diventare un palcoscenico per Giuseppe Conte. Il leader del M5S, coerente nel suo rifiuto del riarmo, si presenterà oggi a Strasburgo con 50 parlamentari pentastellati per ribadire il suo “no” all’Europa della guerra.

Un partito in bilico

Le tensioni interne al Pd non si limitano alla politica estera. Il dibattito sul riarmo ha alimentato nuove polemiche, con Carlo Calenda che non ha esitato a lanciare una frecciata a Massimo D’Alema, recentemente schieratosi a sostegno della linea Schlein. «Questo è il paese in cui uno che fa anche il mediatore per la vendita di armi alla Colombia tuona contro il riarmo senza che nessuno lo prenda a pernacchie», ha ironizzato il leader di Azione.

Mentre il Parlamento europeo si appresta a decidere sul futuro della difesa comune, il Pd appare sempre più frammentato e indebolito. L’esito del voto di domani a Strasburgo potrebbe non solo segnare il destino del partito in Europa, ma anche accelerare il dibattito interno sulla leadership di Elly Schlein.