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Referendum e faide a sinistra: Schlein contro Renzi, Conte si defila, Landini “Giorgia stiamo arrivando”

Cinque referendum, una sinistra spaccata e un campo largo che sembra più un ring: tra ripensamenti, accuse e ambizioni personali, ognuno gioca per sé.

Schlein e Landini puntano tutto: “Giorgia stiamo arrivando”

Una sinistra in ordine sparso si avvicina ai referendum dell’8 e 9 giugno tra tensioni interne, contraddizioni e rese dei conti. Elly Schlein, affiancata dal segretario CGIL Maurizio Landini, tenta la prova di forza e rilancia la sfida alla premier: “Giorgia stiamo arrivando”. L’obiettivo è archiviare definitivamente il Jobs Act voluto da Matteo Renzi, marchio ancora presente nel DNA del Partito Democratico.

“Lo abbiamo votato, ma ci siamo sbagliati”, è la linea imposta ai parlamentari dem. Una presa di posizione netta, che mira a fare pulizia e a consolidare la leadership della segretaria. La coppia Schlein–Landini spera in un’affluenza tra i 10 e i 12 milioni di elettori per sancire la svolta.

Renzi attacca: “Riformisti senza coraggio, voterò no”

Dall’altra parte, Matteo Renzi non arretra e difende con forza la propria stagione di governo. In un’intervista a Il Tempo ha dichiarato:
“Voterò no ai referendum inutili e sbagliati che la CGIL fa contro il mio governo”, e ha aggiunto:
“Non so se sono ancora riformisti; di certo non sono più coraggiosi”, riferendosi alla minoranza interna al PD.

A replicare è stato Alessandro Alfieri, uno dei volti principali dei riformisti dem:
“Ho trovato offensive le sue parole nei confronti di chi sta con le proprie idee nel PD.”

Intanto, esponenti di primo piano come Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Lia Quartapelle, Anna Maria Madia, Marco Sensi e Giorgio Gori hanno rotto gli indugi: due sì e tre astensioni. Una posizione che ha irritato la segreteria, che ribadisce: “La linea del PD è una sola: 5 sì.”

Conte resta alla finestra, ma spera in un flop

In questo scenario frammentato, il più silenzioso è Giuseppe Conte, che ha scelto di non esporsi direttamente. Il leader del Movimento 5 Stelle sembra scommettere sul mancato raggiungimento del quorum. In caso di flop, il messaggio è chiaro: “Non venitemi a cercare.”

Secondo ambienti vicini all’ex premier, il vero obiettivo sarebbe lasciare sulle spalle di Schlein e Landini la responsabilità politica di un eventuale insuccesso. I due, intanto, si sono mostrati uniti in pubblico: abbraccio al Salone del Libro di Torino, e oggi di nuovo insieme nei presidi davanti alle sedi Rai.

A venti giorni dal voto, Landini resta fiducioso:
“Non è facile; il problema è farli conoscere. Però sono ottimista, abbiamo venti giorni davanti, siamo nella condizione di raggiungere il traguardo.”