Pd nel caos: Schlein ignora i riformisti e impone la linea dei 5 sì, “Io mi sono candidata per rivedere le scelte sbagliate”
Elly Schlein ribadisce il pieno sostegno ai cinque sì e rinvia l’ipotesi di congresso anticipato. I riformisti si spaccano sulla linea ufficiale.
Il Pd si compatta sul referendum, ma resta la tensione interna
Da giorni nel Partito Democratico si respira un’aria tesa, con pressioni interne per anticipare il congresso e chiarire i rapporti di forza. Ma la segretaria Elly Schlein resiste alle spinte e in tv, ospite di Bruno Vespa su Rai Uno, chiarisce: “Le primarie ci sono state due anni fa”. Nessuna apertura, almeno per ora, a un confronto congressuale che rischierebbe di approfondire le divisioni già evidenti.
La leader dem preferisce concentrare l’attenzione sul voto dell’8 e 9 giugno, quando si terranno le elezioni amministrative e il referendum sul lavoro. “In questo momento il Partito Democratico è impegnato a portare più persone possibile a votare”, ha spiegato Schlein, ribadendo la priorità della mobilitazione elettorale. E manda un segnale netto anche ai dissidenti: “La base è convinta, io mi sono candidata per rivedere le scelte sbagliate”.
La posizione ufficiale del Pd e le tensioni con i riformisti
La linea del partito è chiara: sostegno compatto ai cinque quesiti referendari proposti dalla Cgil. “La linea del partito è una e chiara ed è quella che abbiamo discusso nella direzione nazionale ed è stata votata: pieno appoggio ai cinque sì”, ha precisato Elly Schlein.
Ma non tutti nel partito condividono questa impostazione. Sei esponenti dell’area riformista hanno manifestato pubblicamente un orientamento differente, proponendo due sì – su cittadinanza e responsabilità delle imprese appaltanti – e tre astensioni sulle parti riguardanti il Jobs Act. Tra i firmatari ci sono gli ex ministri Lorenzo Guerini e Marianna Madia, gli eurodeputati Pina Picierno e Giorgio Gori, il senatore Filippo Sensi e la deputata Lia Quartapelle.
Nonostante il dissenso, qualcosa si muove anche tra i critici. Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, inizialmente critico, ha annunciato inaspettatamente il suo sostegno a tutti e cinque i quesiti referendari. Una scelta che potrebbe anche avere riflessi politici, considerando che è in corsa per la riconferma alla guida della città.
La strategia della segretaria e l’equilibrio interno
La decisione di Stefano Lo Russo è vista da alcuni come il segnale di un tentativo di ricompattare il partito attorno alla linea della segretaria, che ha già avviato una lenta ma decisa operazione di consolidamento. La strategia di Elly Schlein punta a evitare scossoni prima del voto, con un congresso anticipato che potrebbe rivelarsi rischioso.
I mesi a venire diranno se la tenuta del partito potrà reggere alle spinte centripete delle varie anime interne. Per ora, la parola d’ordine rimane concentrazione sul voto e massima coesione pubblica.