25enne vive un mese da malata terminale ma la diagnosi era sbagliata, condannate due cliniche ad un maxi risarcimento
Tumore maligno? No, era un referto errato: il giudice condanna due cliniche
Per quasi un mese ha vissuto nel terrore, convinta di avere un tumore maligno. Poi la verità: era un errore diagnostico. Ora arriva il risarcimento.
Diagnosi di carcinoma rivelatasi errata
Per quasi trenta giorni, Anna Gumirato, odontoiatra e food blogger di Treviso, ha vissuto nella paura, dopo aver ricevuto una diagnosi di carcinoma sebaceo, una rara e aggressiva forma di tumore della pelle. La vicenda risale al febbraio del 2021, quando Anna, allora 25enne, si era sottoposta per precauzione all’asportazione di un piccolo neo localizzato sul cuoio capelluto, presso una clinica privata del territorio trevigiano.
Il campione era stato inviato per l’analisi istologica a una seconda struttura, anch’essa privata, con sede a Milano, che aveva redatto un referto allarmante: tumore maligno. A quel punto per la giovane donna è iniziato un periodo segnato da profonda angoscia, con la prospettiva concreta di affrontare cure invasive e un possibile intervento chirurgico. Solo una seconda valutazione medica, effettuata successivamente, ha escluso qualsiasi forma tumorale.
Condannate due cliniche: riconosciuto il danno morale
La vicenda ha avuto un epilogo giudiziario: il Tribunale di Treviso ha stabilito che entrambe le strutture private coinvolte – la prima responsabile dell’asportazione del neo, la seconda dell’esame istologico – dovranno risarcire Anna Gumirato per il danno morale provocato da quell’errore diagnostico. La sentenza ha riconosciuto come l’errata comunicazione di una malattia grave abbia inciso profondamente sul benessere psicologico della giovane, provocando un evidente turbamento.
Secondo il giudice, entrambe le cliniche hanno concorso all’accaduto: la prima per non aver fornito un’adeguata consulenza nel comunicare l’esito, la seconda per l’errore di interpretazione del tessuto esaminato. La vicenda ha richiamato l’attenzione su un tema delicato: quello della responsabilità in ambito sanitario, soprattutto quando si tratta di patologie gravi.
“Mi è crollato il mondo addosso, pensavo di morire”, ha dichiarato Anna Gumirato, sottolineando come quei giorni siano stati tra i più difficili della sua vita. Solo la tenacia e la decisione di richiedere un secondo parere medico hanno permesso di ribaltare un verdetto che, se non smentito, avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi.