Agenti che sparano? Salvini: “Niente più indagini di default”
La proposta di Matteo Salvini divide la politica: niente più indagini automatiche per gli agenti che sparano in servizio. L’opposizione grida allo strappo costituzionale.
Salvini rilancia il “codice blu”: niente iscrizione automatica per gli agenti
Dopo la tragica morte del carabiniere Carlo Legrottaglie, ucciso il 12 giugno durante un inseguimento in Puglia, il vicepremier Matteo Salvini torna a spingere su un vecchio cavallo di battaglia: l’introduzione del “codice blu”, uno scudo legale per gli agenti coinvolti in operazioni di servizio in cui si fa uso delle armi. L’idea è quella di evitare che, in automatico, vengano indagati per fatti legati a interventi operativi, come è avvenuto per i due militari coinvolti nella vicenda di Legrottaglie, ora indagati per omicidio colposo per eccesso di legittima difesa.
In un’intervista a Libero, Salvini spiega che la proposta punta a evitare «l’iscrizione automatica nel registro degli indagati» e a introdurre «una procedura semplificata per gli appartenenti alle forze dell’ordine», con un registro separato e tempi più brevi per le indagini preliminari. Per il leader della Lega, «difendere chi ci difende» è una priorità.
L’opposizione insorge: “Violato il principio di uguaglianza”
Durissima la replica di Peppe De Cristofaro, senatore di Alleanza Verdi e Sinistra, che bolla la proposta come un attacco diretto ai principi costituzionali. «L’iscrizione nel registro degli indagati non è un marchio d’infamia, come ha detto incredibilmente il ministro Nordio – afferma – ma un passaggio fondamentale per garantire i diritti della persona indagata». Secondo De Cristofaro, il “codice blu” creerebbe un’ingiusta disparità tra cittadini e rappresentanti delle forze dell’ordine.
Nel mirino della sinistra non c’è solo la proposta, ma anche la narrazione che la accompagna. «Parlare di scudo penale – continua De Cristofaro – significa minare l’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge». Per il senatore di Avs, il vero strumento di tutela contro gli abusi sarebbe l’introduzione di un codice identificativo per le divise, non l’esenzione preventiva da responsabilità.
Il caso Puglia riapre il dibattito sulla legittima difesa
L’episodio che ha riacceso la discussione è la morte di Carlo Legrottaglie, carabiniere travolto da un’auto durante l’inseguimento di due rapinatori. Uno dei fuggitivi è morto e l’altro è stato arrestato. I due militari coinvolti nell’uso delle armi sono stati iscritti nel registro degli indagati, come previsto dalla prassi, per consentire il pieno accertamento dei fatti. Tuttavia, per il governo e in particolare per la Lega, questi automatismi andrebbero rivisti.
Il dibattito resta acceso. Da una parte chi, come Salvini, invoca tutele per gli agenti sotto pressione, dall’altra chi teme un arretramento sul fronte dei diritti e della giustizia. Una frattura politica che rischia di farsi ancora più profonda con l’avvicinarsi delle elezioni regionali d’autunno, in cui i temi di sicurezza e ordine pubblico saranno centrali nella campagna elettorale.