Ilaria Salis contro la Nato e la difesa: “Sogno un’Italia disarmata nel mondo reale”
L’europarlamentare attacca la Nato e propone un’alternativa utopica alla realpolitik. Ma le sue parole riaccendono le polemiche sull’equilibrio tra pace e sicurezza.
Salis dice no alla spesa militare, ma ignora la realtà geopolitica
Ilaria Salis, eurodeputata eletta con l’appoggio di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, è tornata a farsi sentire sui social con una posizione netta: no all’aumento delle spese militari fino al 5% del PIL, come previsto dall’accordo raggiunto in ambito Nato entro il 2035. Salis definisce la decisione un “diktat”, ma dimentica che l’Alleanza atlantica non impone nulla: le sue risoluzioni si basano su consenso e partecipazione volontaria.
Quella che Salis rappresenta è una visione ideologica che rifiuta la logica della deterrenza, fondamentale in un mondo dove minacce e aggressioni sono purtroppo reali. Mentre l’Iran alimenta tensioni e l’Europa è ancora coinvolta nei riflessi del conflitto in Ucraina, parlare di disarmo può suonare irresponsabile. Lo dimostrano anche Paesi neutrali come la Svizzera, che non rinunciano a una forza militare credibile, proprio per garantire la pace.
Attacco a Meloni e al concetto di deterrenza
Nel suo intervento social, Salis attacca anche la premier Giorgia Meloni, accusandola di mascherare “la propria debolezza politica” citando il motto latino “Si vis pacem, para bellum”. La critica si basa sull’idea che l’Italia debba disconoscere ogni logica di difesa armata, proponendo un personale “Si vis pacem, para pacem”. Ma nella pratica, questo concetto non trova riscontro: la pace duratura si garantisce anche attraverso la capacità di difendersi.
Il concetto di deterrenza non è un’invenzione recente, né una scelta di parte. È un pilastro della politica estera da secoli. Anche la Costituzione italiana, spesso citata in modo parziale, non nega questo principio. L’articolo 11 non vieta la difesa: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa”, ma consente la partecipazione a organizzazioni internazionali per garantire la pace, proprio come la Nato.
Populismo e semplificazioni: la visione semplicistica di Salis
Salis arriva a proporre cosa dovrebbe dire, secondo lei, Meloni ai leader occidentali: “Non vogliamo investire nel vostro pericoloso riarmo, perché ripudiamo la guerra e scegliamo la pace”. Un’affermazione che, nella forma, suona pacifista, ma nella sostanza disconosce i meccanismi reali che assicurano la sicurezza di un Paese e di un continente.
La vera questione non è scegliere tra pace e guerra, ma come difendere la pace. Un’Italia disarmata non migliorerebbe la qualità della vita: la esporrebbe a minacce. L’investimento in sicurezza è anche un investimento in stabilità sociale. Il sogno utopico di un’Europa che rifiuta ogni spesa militare è bello, ma pericoloso se ignoriamo i pericoli reali.
L’Unione Europea stessa si sta muovendo verso una maggiore autonomia nella difesa, consapevole che gli Stati Uniti non potranno proteggere l’Europa per sempre. Se l’UE vuole garantirsi un futuro, dovrà anche imparare a difendersi da sola. E negare questa verità, per inseguire una retorica ideologica, significa indebolire l’Europa nel momento in cui servirebbe maggiore consapevolezza.