Il fondatore di Libero sposa la linea di Giorgia Meloni: “No al giustizialismo, sì alla responsabilità politica”
Un avviso di garanzia non è una condanna
Nel dibattito acceso che ha seguito la notizia dell’avviso di garanzia recapitato al sindaco di Milano, Beppe Sala, si è inserita la voce lucida e diretta di Vittorio Feltri, che in un editoriale ha preso posizione netta: “No, Sala non deve dimettersi. E ti spiego perché”. Feltri, pur riconoscendo di essere all’opposizione politica rispetto all’attuale primo cittadino, condivide le parole pronunciate dalla premier Giorgia Meloni: “Un avviso di garanzia non porta in automatico alle dimissioni”.
Per Feltri, la questione è prima di tutto costituzionale: “Se basta un’indagine per far fuori un eletto, allora il potere non risiede più nel popolo sovrano, ma nei faldoni dei pm”, avverte. In altre parole, si rischierebbe di consegnare la guida delle istituzioni alla magistratura, annullando il principio della rappresentanza democratica.
Garantismo vero, non a corrente alternata
Feltri sottolinea come il vero garantismo consista nel difendere i diritti di tutti, anche degli avversari politici. “Io e Sala siamo agli antipodi su tutto, ma pretendo per lui le stesse garanzie che pretenderei per chiunque altro”, scrive. E lo fa – aggiunge – “non per lui, ma per noi, per un Paese che voglia ancora dirsi civile”.
Nel ragionamento del giornalista, c’è spazio anche per una riflessione più ampia: “Parliamo di una semplice indagine. Non di un rinvio a giudizio, né tantomeno di una condanna. Le indagini si archiviano ogni giorno”, ricorda. E aggiunge: “Se ogni amministratore dovesse mollare la poltrona al primo colpo di tosse di un magistrato, non resterebbe nessuno a guidare gli enti locali”.
Ma la città è nel caos: e allora si dimetta per incapacità
Feltri, però, non risparmia critiche severe all’operato di Sala come sindaco. “Indagato o meno, ha già ampiamente dimostrato di non saper governare Milano nemmeno in tempo di pace”, attacca. E passa all’elenco delle inefficienze: “Cantieri infiniti, traffico in tilt, piste ciclabili disegnate da un folle, imprese in difficoltà nel quadrilatero della moda, sicurezza inesistente”.
Il quadro che traccia è quello di una Milano fuori controllo, dove “aggressioni, furti e gang” si moltiplicano, mentre il primo cittadino continua a ripetere che “Milano è sicura”. “Ditemi voi, ma dove vive?”, si chiede provocatoriamente Feltri.
La conclusione è netta: “Sala non deve dimettersi perché indagato, ma forse dovrebbe dimettersi perché incapace”. E se la vicenda giudiziaria ha contribuito a minare la sua fiducia o la sua efficacia nel ruolo, allora – per il bene della città – dovrebbe fare un passo indietro. Ma “non per la Procura, per Milano”.
Un monito alla destra: il garantismo non si applica a giorni alterni
Feltri chiude con un appello chiaro alla coerenza politica: “Chiedere le dimissioni automatiche di un indagato è un riflesso pavloviano della sinistra giustizialista. La destra, se vuole essere alternativa, deve smettere di copiare i vizi altrui”. E conclude con fermezza: “Chi è garantista lo è sempre, non a giorni alterni”.