Il ritorno di Nichi Vendola “Ho fatto politica mentre scrivevo poesie”

A 67 anni Nichi Vendola torna militante: scontri con Antonio Decaro, difesa della sinistra e attacchi durissimi a Meloni, Trump e alle politiche liberiste.

Il ritorno di Vendola sulla scena politica

Dopo dieci anni lontano dall’agone politico, Nichi Vendola ha scelto di rimettersi in gioco, presentandosi come consigliere regionale in Puglia. L’ex presidente, protagonista di feste di partito, kermesse culturali e apparizioni televisive, racconta di non essersi mai sentito “fuori gioco”: «Ho fatto politica anche scrivendo libri di poesia e portando in scena un esperimento di teatro di parole». La sua decisione nasce da una chiamata diretta del territorio e dal progetto di Alleanza Verdi Sinistra, che considera «prezioso per il futuro del centrosinistra». Una scelta che lo porta inevitabilmente a incrociare la strada di Antonio Decaro, candidato governatore, che aveva provato a sbarrargli l’ingresso nella corsa.

Lo scontro con Decaro e l’unità del centrosinistra

Sul veto di Decaro, Vendola tende a smorzare: «Conosco il suo talento e la sua operosità, lui conosce la mia generosità. Le incomprensioni fanno parte della vita oltre che della politica». E aggiunge che entrambi sono capaci di «voltare pagina». Quanto al ritiro di Michele Emiliano, definisce legittima la scelta, ribadendo però l’autonomia di Avs. Per Vendola il vero nodo resta l’unità del centrosinistra, considerata essenziale per costruire una coalizione solida in vista delle politiche: «È la condizione preliminare per sfidare la destra post-fascista che ci governa in sciagurata sintonia con quell’internazionale nera di Trump». Non manca una riflessione sul rapporto con i 5 Stelle, ritenuti interlocutori affidabili grazie a un percorso che ha portato «alla selezione di una classe dirigente non improvvisata». E a chi chiede se serva un centro forte, risponde: «Serve un rapporto con cattolicesimo democratico, civismo e cultura liberal democratica. Ciò che non serve è una sinistra che si suicidi nel centro».

Attacchi a Meloni e riflessione sulla sinistra

L’analisi di Vendola non risparmia critiche durissime al governo guidato da Giorgia Meloni, accusata di cavalcare un sistema economico feroce «che si nutre di guerra, stupro ecologico e precarietà». L’ex presidente della Regione Puglia invita a non sottovalutare il pericolo di «un nuovo fascismo delle criptovalute, dell’intelligenza artificiale, della criminalizzazione dei poveri e del dissenso». E mette sotto accusa anche la sinistra: «È stata troppo a lungo subalterna a tecnocrazie e politiche di austerità, presente solo episodicamente nei luoghi del lavoro». Per Vendola, l’unità non può essere solo elettorale ma deve nascere da «un’idea forte di società». Sul piano personale, racconta la sua esperienza di padre a 58 anni e difende la scelta della maternità surrogata: «Mio figlio è consapevole del suo percorso, è sereno e felice. Se Meloni cercava un reato universale, poteva guardare ai lager libici o al genocidio palestinese». Quanto al futuro, evita promesse: «Invidio chi fa programmi a lunga scadenza. Io, per ora, voglio essere utile ad Avs e al centrosinistra nel Consiglio regionale della mia terra».

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