Al raduno di Pontida applausi per Sardone e Vannacci. Tra bandiere e slogan, il tema dominante resta l’immigrazione con richiami a remigrazione e identità nazionale.
Sardone infiamma la folla: “Remigrazione, non sostituzione”
Sul palco di Pontida, l’applausometro premia la parlamentare Silvia Sardone, vicesegretario federale, accolta da cori e t-shirt con il suo nome stampato. Il suo intervento è un crescendo sul tema dell’immigrazione clandestina, presentato come la “grande battaglia” contro l’islamizzazione dell’Europa.
“Non vogliamo moschee clandestine, non vogliamo minareti nelle nostre città, non vogliamo manifestazioni islamiche”, ha scandito la Sardone, mentre la platea esplodeva in applausi. Poi l’attacco diretto: “Noi ci siamo rotti i c… degli immigrati clandestini. Noi siamo il popolo di Lepanto e di Pontida e non permetteremo che vengano sostituiti i nostri valori”.
Infine, la parola d’ordine urlata a gran voce: “Re-mi-gra-zio-ne”, accolta da un’ovazione.
Vannacci: “No alla società meticcia”
A seguire, l’intervento di Roberto Vannacci, vicesegretario federale, che sceglie di parlare in movimento, a filo del palco, per restare a contatto con il pubblico. Davanti a centinaia di bandiere del Leone di San Marco, il generale ribadisce i suoi concetti cardine: “Non ci rassegniamo alla società meticcia. Per chi non rispetta le nostre leggi c’è solo un futuro: remigrazione”.
Nel suo discorso, Vannacci cita il giuramento di Pontida di Giovanni Berchet, dichiarando: “Credo che andrebbe insegnato nelle scuole”. Un passaggio che ricalca le sue precedenti uscite pubbliche, in cui aveva già proposto di introdurre nelle aule scolastiche il giuramento e la storia della X Mas.
Zaia, Fontana e la Carta della Lombardia
Applauditissimo anche il governatore Luca Zaia, pronto a chiudere la sua esperienza da presidente del Veneto. Dal palco ha ricordato che il vessillo veneto “è l’unica bandiera che porta la scritta pace”.
Il governatore lombardo Attilio Fontana ha invece richiamato la “Carta della Lombardia”, documento promosso da Massimiliano Romeo e sostenuto da Umberto Bossi, che ha già raccolto un migliaio di firme nei punti predisposti durante il raduno. Lo slogan che accompagna l’iniziativa è chiaro: “Meno Roma in Lombardia, più Lombardia a Roma”.