Vittorio Feltri commenta il caso degli studenti di Bisceglie: più che i volti dei ragazzi, dovremmo guardare in faccia chi li ha cresciuti e educati così.
Il cartello shock e la polemica sui minori
Il caso degli studenti di Bisceglie che hanno esposto un cartello con scritto “Meloni, Tajani, Salvini farete la fine di Mussolini” continua a far discutere. L’immagine, diffusa da tutti i quotidiani ma con i volti pixelati, ha sollevato un interrogativo. Vittorio Feltri scrive: “Vorrei vederli, non per esporli al pubblico ludibrio, ma perché è giusto che i cittadini, a cominciare dai genitori e dagli insegnanti, si assumano la responsabilità morale di ciò che hanno contribuito a generare”. La legge, tuttavia, impedisce di riconoscere i minorenni, anche quando si comportano – osserva Feltri – “da perfetti imbecilli”.
“Burattini istruiti a ripetere slogan”
Per Feltri il problema non è tanto l’età anagrafica dei ragazzi, ma ciò che c’è dietro. “Quelle teste vuote sono coperte non solo per protezione giuridica, ma per evitare di guardare in faccia una sconfitta educativa e culturale”. I giovani, spiega il giornalista, non sarebbero colpevoli ma “colpiti da anni di propaganda, disinformazione e insegnamenti deviati”.
Nelle sue parole, la scuola è diventata “un luogo dove l’odio politico è mascherato da attivismo, dove certi insegnanti non insegnano più ma istigano, dove l’insulto sostituisce il pensiero critico”. Gli studenti, aggiunge, “non sanno neppure chi sia Mussolini, sono ventriloqui del nulla, burattini istruiti a ripetere slogan vuoti”.
Il vero bersaglio: gli adulti
Secondo Feltri la questione va spostata: “Ancora più utile sarebbe mostrare le facce vere della vergogna: quelle degli adulti che li hanno allevati così”. E rincara: “Quelli che si commuovono solo per Gaza, che sventolano la bandiera palestinese e che ogni giorno seminano odio contro l’Italia, contro le istituzioni, contro la memoria, contro la democrazia. Quelli che piangono se un immigrato viene respinto ma esultano se il premier democraticamente eletto viene minacciato”.
Conclude con un attacco diretto: “Altro che privacy: ciò che va tutelato oggi è il buon senso. Non sono i ragazzi a far paura, sono i loro maestri”.