La donna, 66 anni, racconta in lacrime di aver affidato i risparmi di una vita all’ex naufrago dell’Isola dei famosi. Adinolfi respinge le accuse.
Il racconto dell’anziana: “Mi sono fidata di Mario Adinolfi, lo seguivo a Radio Maria”
Un’altra presunta vittima del progetto di “Scommessa collettiva” ideato da Mario Adinolfi rompe il silenzio. Si tratta di una donna disabile di 66 anni, identificata come signora Antonia (nome di fantasia), che ha deciso di raccontare la sua storia al Fatto Quotidiano. La pensionata, affetta da un’invalidità dell’80%, sostiene di aver perso 82mila euro dopo aver aderito al sistema di investimenti ideato dal fondatore del Popolo della Famiglia.
«Mi sono fidata di Mario Adinolfi. Lo sentivo a Radio Maria, lo vedevo su Facebook nel suo vlog Stampa e Vangelo dove commentava la cronaca alla luce della Buona Novella», ha raccontato la donna, in lacrime. Tra novembre 2019 e settembre 2022 avrebbe effettuato dieci versamenti tramite Postagiro, per un totale di 82mila euro, ricevendone indietro meno di un terzo. «Ora non so più come pagare cure e bollette», ha aggiunto.
La donna, che vive da sola e dispone solo della pensione come fonte di reddito, ha deciso di rendere pubblica la sua esperienza per evitare che altri possano cadere nello stesso schema. «Spero che mi denunci, così vedremo chi mente», ha dichiarato, affermando di non voler più tacere dopo anni di silenzio e promesse non mantenute.
Come funzionava la “Scommessa collettiva” di Adinolfi
Secondo quanto riportato da diverse testimonianze, la “Scommessa collettiva” veniva presentata come un “club esclusivo” per appassionati di scommesse sportive. L’adesione prevedeva il versamento di una quota annuale che, grazie a un presunto sistema di algoritmi e a un team di esperti, avrebbe dovuto garantire rendimenti elevati.
Le cifre citate nel progetto erano ambiziose: una quota minima di 3.000 euro, con una scadenza trimestrale e un rendimento del 13% annuo, oppure una quota Vip da 10.000 euro con rendimento “garantito” al 40%. Il denaro, stando ai documenti, veniva versato su conti Fineco Bank e Poste Italiane intestati allo stesso Adinolfi.
Lo schema, tuttavia, non risulta registrato come attività finanziaria e non disponeva di alcuna autorizzazione ufficiale. Secondo quanto riferito, diversi partecipanti non avrebbero ancora recuperato il denaro investito, mentre altri avrebbero ricevuto solo parziali rimborsi.
La difesa di Mario Adinolfi: “Sono vittima di un attacco mediatico”
Interpellato sul caso, Mario Adinolfi ha inizialmente evitato di rispondere alle domande del quotidiano, per poi replicare duramente. «È in corso un’evidente azione estorsiva di stampo camorristico con cui da mesi si prova a diffamarmi attraverso una gogna mediatica», ha affermato l’ex parlamentare, promettendo di chiarire tutto in tribunale.
Adinolfi ha rivendicato la propria buona fede e si è detto convinto del suo proscioglimento: «Sono certo dell’assoluta infondatezza delle accuse. Si tenta di infangare il nome di una persona onesta che ha dedicato la vita ad aiutare centinaia di famiglie. Forse oggi pago la mia eccessiva generosità».
Il fondatore del Popolo della Famiglia ha poi aggiunto: «Non ho alcuna passione per il denaro, punto a disfarmene tendendo la mano a chi ha bisogno. Ma a chi tenta un’estorsione oppongo un muro granitico. Sarà rapida l’evidenza della mia totale innocenza in questa vicenda».