Il 49enne Michele Nicastri, sportivo e stimato professionista di Torino, ha ammesso di aver ucciso il 39enne Marco Veronese durante un confronto legato alla ex compagna della vittima.
L’immagine dell’uomo rispettabile che crolla
Una figura considerata integerrima, quella di Michele Nicastri, 49 anni, ingegnere informatico torinese, appassionato di triathlon e mai coinvolto in vicende giudiziarie. Una vita ordinata, una famiglia conosciuta negli ambienti sportivi, nessun segnale capace di suggerire la violenza che avrebbe poi sconvolto il Piemonte. Eppure è lui ad aver confessato di aver ucciso Marco Veronese, 39 anni, imprenditore di Collegno, colpito con numerose coltellate nella notte tra il 22 e il 23 ottobre. Secondo gli investigatori, il movente sarebbe legato alla relazione tra Nicastri e l’ex compagna della vittima, con cui l’ingegnere aveva da poco avviato una convivenza.
Il delitto avvenuto in strada, la testimone e le prime prove
Il delitto si è consumato all’una e mezza di notte, tra via Sabotino e corso Francia, non lontano dalla casa dei genitori del 39enne, dove Veronese si era trasferito dopo la separazione. Una testimone ha raccontato di aver visto un uomo incappucciato inseguire la vittima prima di colpirla più volte: “Ho visto un uomo con il cappuccio che inseguiva un altro. Quello scappava, urlava, poi è stato raggiunto e colpito più volte. È caduto e l’altro ha continuato a infierire”. Quando i soccorritori sono arrivati, per Veronese non c’era più nulla da fare. Sul posto è stato recuperato solo un piccolo coltellino tascabile, appartenente alla vittima. L’arma usata dall’aggressore non è stata ritrovata. Le immagini delle telecamere di zona e la posizione del cellulare di Nicastri, risultata compatibile con l’ora del delitto, hanno indirizzato le indagini verso di lui.
Indagini, confessione e movente legato ai figli e alla gelosia
Coordinata dal sostituto procuratore Mario Bendoni, l’inchiesta ha portato alla perquisizione dell’abitazione dell’ingegnere, dove sono stati trovati elementi che hanno spinto i carabinieri a interrogarlo. È stato in quel momento che Nicastri ha confessato, sostenendo di non aver pianificato l’omicidio e di aver solo voluto parlare con Veronese “della questione dei figli”. La tensione sarebbe esplosa quando il 39enne aveva chiesto di vedere più spesso i tre bambini avuti con l’ex compagna, alimentando la paura dell’indagato di un loro possibile riavvicinamento. Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’incontro è durato pochi secondi prima che la discussione degenerasse in aggressione. Difeso dall’avvocata Chiara Gatto, Nicastri rimane sotto interrogatorio mentre gli inquirenti stanno verificando se si sia trattato, come sostiene lui, di un gesto d’impulso o di un omicidio già deciso in precedenza.