Apple vs FBI, la battaglia è alla battute finali, a rischio privacy di milioni di utenti

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la battaglia tra Apple e FBI si fa sempre più aspra con il colosso di Cupertino che non vuole cedere alle richieste del più famoso nucleo di Intelligence del mondo. L’oggetto del contendere è lo sblocco del cellulare del terrorista che è stato l’autore della strage di San Bernardino.

FBI ha chiesto lo sblocco, perchè i suoi tecnici non sono stati in grado di effettuarlo, Apple ritiene che non possa esaudire la richiesta perchè con lo sbocco del device dell’autore della strage di San Bernardino si potrebbe creare un effetto a catena.

Tim Cook, amministratore delegato di Apple, non ha alcuna intenzione di cedere. Il ceo di Cupertino ha detto nuovamente no allo sblocco del device del terrorista autore della strage di San Bernardino.

Tim Cook teme che una eventuale decisione di sblocco dei device imposta da un giudice potrebbe provocare un effetto domino con ulteriori centinaia di richieste di sblocco di iPhone per svariati motivi. L’amministratore di Apple ritiene che sarebbe gravissimo concedere lo sblocco dello smartphone perchè metterebbe a rischio la privacy di milioni di utenti.

Sembra non avere fine lo scontro tra Apple e FBI sullo sblocco del cellulare del terrorista che ha provocato la strage di San Bernardino a fine 2015. Apple e FBI non vogliono retrocedere di un millimetro con Tim Cook, amministratore delegato di Apple che ha più volte dichiarato che se dovesse vincere la battaglia legale l’FBI sarebbe a rischio la privacy di milioni di persone.

L’FBI ritiene invece che lo sblocco del cellulare sia determinante per il proseguo delle indagini sulla strage di San Bernardino per individuare anche possibili complici del terrorista autore dell’attentato.

Uno scontro durissimo quello che sta avvenendo tra l’FBI e i dirigenti di Apple. I massimi responsabili dell’FBI chiedono da tempo lo sblocco dell’iPhone del terrorista che ha provocato la tristemente famosa strage di San Bernardino; i dirigenti di Apple, compreso l’amministratore Tim Cook , sono contrari allo sblocco del device.

Per gli uomini dell’FBI è importantissimo riuscire ad effettuare il backup del cellulare del terrorista che ha provocato la strage di San Bernardino, perché potrebbero venire a conoscenza degli ultimi contatti avuti dall’uomo prima dell’attentato e quindi scoprire eventuali fiancheggiatori.

Tim Cook ha asserito che sbloccando il cellulare di SyedFarook, terrorista autore della strage di San Bernardino, si creerebbe un pericolosissimo precedente che potrebbe limitare la privacy dei clienti di Apple con la possibilità che qualsiasi organo istituzionale di tutto il mondo potrà chiedere, in futuro, per i più vari motivi, lo sblocco degli iPhone.

Lo scontro tra Apple e FBI ha avuto inizio lo scorso 16 febbraio quando gli uomini dei servizi segreti americani avevano inviato all’amministratore delegato del colosso di Cupertino un ordine di un giudice di creare una versione personalizzata del sistema operativo Ios che permettesse di sbloccare il cellulare di SyedFarrok.

Tim Cook non ha dato seguito all’ordinanza e, dopo aver sentito i suoi legali, ha deciso di far ricorso contro la decisione del giudice. Sembrerebbe che a Tim Cook non sia molto piaciuto il comportamento dei dirigenti dell’FBI che non si sono degnati nemmeno di fare una telefonata ma hanno agito subito legalmente.

L’amministratore delegato di Apple è venuto a conoscenza della decisione dell’FBI tramite i tabloid americani. Tim Cook ha così commentato la decisione dell’FBI di adire le vie legali contro Apple: “Se sto lavorando a qualcosa con te per diversi mesi, se ho una relazione in corso con te e un giorno decido che ti faccio causaalla fine sono sempre un ragazzo di campagna: prendo il telefono e ti chiamo per dirti che ti sto facendo causa”.

L’amministratore delegato di Apple ha voluto chiarire che la decisione di opporsi all’ordine del giudice è stata presa da tutti i dirigenti dell’azienda che ha sede a Cupertino: “Abbiamo avuto lunghe discussioni interne quando ci hanno inviato la richiesta. Molte persone sono state coinvolte. Non ho deciso da solo, seduto in una stanza, è stata una decisione elaborata. E abbiamo pensato a tutte le possibilità”.

Secondo Apple decidere di sbloccare il telefono del terrorista che ha provocato la strage di San Bernardino significherebbe poter determinare problemi molto gravi alla privacy di milioni di persone proprietari di uno smartphone: “In ballo c’è decisamente il futuro. C’è un signore a Manhattan (il procuratore distrettuale CyrusVance, ndr) che dice: ho 175 iPhone che voglio sbloccare con un procedimento analogo”. Lo scontro tra Apple e FBI continuerà nella prossima udienza che si svolgerà il 22 marzo durante la quale il giudice dovrebbe interrogare un dirigente dell’FBI e un responsabile di Apple.