Emergenza Covid-19, ristoratrice pugliese al premier Conte “Caro Presidente, grazie, ma non mi indebito per lavorare. Chiudo e prendo il reddito di cittadinanza”

La lettera di una ristoratrice pugliese al Presidente anche lui pugliese, Giuseppe Conte.

“No grazie, Signor Presidente…

un altro mutuo non voglio accenderlo mi basta quello che ho.

Avrei voluto continuare a lavorare ma non mi resta che tenere giù la serranda e chiedere il reddito di cittadinanza e le spiego perché…

Faccio parte di quella categoria che prima che Lei ci ordinasse di abbassare la serranda, molti già si erano fermati perché a differenza vostra abbiamo cercato di capire quello che stava accadendo tra mille informazioni contraddittorie date dalle istituzioni e dagli esperti.

Noi non offriamo solo cibo, noi offriamo un’esperienza…offriamo sorrisi, abbracci, offriamo serenità, spensieratezza, uno stato d’animo.

Il nostro è un mestiere difficile, fatto di sacrifici pesanti, lavoriamo 15 ore al giorno, spesso non si dorme la notte perché l’ansia ce lo impedisce, perché a gennaio si inizia già a pensare alla banchettistica delle ricorrenze primaverili e all’estate,

perché ti svegli di soprassalto chiedendoti se ti sei ricordato di ordinare tutte le materie prime ai fornitori,

perché non esistono il sabato e la domenica in famiglia, le cene con gli amici, e natale e capodanno sono una tortura fisica e psicologica

siamo bianchi e con le occhiaie, sempre.

Ma è il mestiere che abbiamo scelto noi, rinunciando al posto fisso detto alla Checco Zalone.

Ed è la vita e il mestiere che amiamo.

Non tutti sanno cosa c è dietro a questo amore e non possiamo pretendere che lo si comprenda.

Noi siamo quelli che abbiamo messo in ballo tutto ciò che avevamo sul nostro lavoro e non abbiamo avuto paura ad indebitarci. Noi siamo quelli che a fine mese facciamo il gioco delle tre carte per pagare. Noi siamo soprattutto una partita Iva.

Ma noi soprattutto siamo quelli che abbiamo sempre sfoderato quel bel sorriso a prescindere tutto.

Ecco perché, Signor Presidente, non accetto che lei dica che lo Stato ha messo a disposizione tot milioni/miliardi…

Lei ci invita solo a fare altri debiti per poter lavorare.

Lo so, non l’ha voluto né Lei e né io questa situazione ma io ho perso tutto e Lei no. Grazie infinite.

Ps.  E per favore non mi dite che devo pensare alla salute e al bene di tutti!! Lo sto facendo, ho chiuso l’attività e sono chiusa a casa”.

*Trattoria Nonna Peppina – Apricena (Fg)