Emergenza Covid-19 a Bari, la straziante lettera di una figlia alla madre deceduta al Don Guanella

Centro Anziani Opera Don Guanella Bari: Grazie!

Mamma è morta il 9 aprile, dopo pochi giorni di malattia. Aveva novantasei anni e patologie non da poco: la sera, quando l’ accompagnavo nella stanza, la salutavo con una frase che era diventata un ritornello augurale: “Ciao, mamma, ci vediamo domani, se Dio vuole” e immancabilmente aggiungevo: “Vuole, vuole”.

A quelle parole il lampo di un sorriso le illuminava per un momento lo sguardo e con lei sorridevano gli operatori pronti a prepararla per la notte, che coglievano l’intenzione velatamente scaramantica del mio saluto. Sì, perchè mamma era da tempo ospite del Centro Anziani Don Guanella di Bari ed io, un po’ scherzando, un po’ sul serio, dicevo alle persone con cui avevo modo di parlare: “Siamo qui dal 2013”, volendo significare che con mamma anche noi tre figlie, con modalità e tempi dettati dalle nostre differenti vite, eravamo diventate di casa nella residenza sanitaria assistenziale: io, insegnante felicemente in pensione, un po’ di più rispetto alla sorella medico e all’altra, da sempre a Brescia con la famiglia.

Con mamma abbiamo vissuto in questi anni i momenti di festa ed i giorni delle malattie, le celebrazioni religiose e le catechesi settimanali, gli spettacoli teatrali ed i laboratori manuali, i cruciverba corali ed i concerti di musica; abbiamo letto le notizie del giorno sui quotidiani messi a disposizione di tutti per non sentirsi esclusi dal mondo.

Abbiamo ascoltato e cantato insieme le canzoni di cinquant’anni fa, abbiamo partecipato ai giochi di memoria e abbiamo risposto ai quesiti aritmetici. Il declino cognitivo, che aveva intaccato l’area della memoria e riportava alla mente di mamma le immagini delle figlie bambine o delle difficoltà vissute, aveva risparmiato dati in ordine sparso: l’oscillare tra passato e presente le procurava disorientamento e pensieri cupi, tuttavia bastava il sorriso o la battuta scherzosa di uno degli operatori o di un sacerdote per rasserenarla.

Infine sono venuti i giorni del Corona e i ritmi quotidiani sono cambiati: prima la riduzione, poi, fino a nuove disposizioni, la sospensione delle visite dei parenti, sostituite da telefonate e videochiamate provenienti da vite difficili anche da immaginare e, all’interno della struttura, sforzi grandi per la difesa della serenità di tutti.

Sapevamo dai giornali e dalle televisioni che si trattava di una malattia nuova, di un virus insidioso, abbiamo seguito la lotta contro il tempo di medici e studiosi per capirne qualcosa di più. Non sappiamo ancora quando e come verremo fuori dalla terribile pandemia che ha invaso tutto il mondo ma c’è in noi la consapevolezza di dover ringraziare chi si è preso cura dei nostri fragili genitori in questi giorni oscuri di angoscia. Il virus non ha risparmiato mamma che, nell’ultima settimana, ha dovuto salire il suo personale Calvario: nella sofferenza sua e nostra, resa straziante dalla lontananza, ci consola la certezza della pietà filiale dei “santi della porta accanto”: l’attenzione costante del Direttore, don Santino, la professionalità del geriatra, dottor Tarantino, la dedizione del personale che l’ha accompagnata con uno spirito di servizio prezioso oltre ogni dire.

 A tutti loro il nostro grazie di figlie, perché sappiamo che figli attenti e pronti a qualunque sacrificio sono stati per lei i Sacerdoti, il Medico della Struttura, gli infermieri e gli operatori tutti, che l’hanno sorretta, curata e accudita in questi giorni difficili e nell’ultimo tratto del suo cammino su questa terra. Hanno accompagnato e sorretto anche noi figlie in un momento in cui le disposizioni ministeriali, volte a circoscrivere l’espandersi dell’epidemia, hanno precluso la possibilità per noi di starle accanto. Cristina, Pinuccia, Olga De Fino